Storie Web sabato, Aprile 19
Notiziario

Aiuti alle imprese, se sarà necessario. Nel frattempo, dialogo diretto con l’America dei dazi pur senza indebolire il fronte comune europeo. 

Giorgia Meloni è convinta dell’utilità di volare al più presto a Washington per affrontare la questione direttamente con Donald Trump. Non sarebbe però una fuga in avanti solitaria dell’Italia, che sostiene l’Ue nella trattativa con gli Usa. Lo ha chiarito ieri anche Antonio Tajani al Consiglio europeo degli Esteri, all’inizio di una giornata terminata poi a Palazzo Chigi con una riunione della task force di ministri convocata dalla presidente del Consiglio, alla vigilia del confronto con le categorie produttive fissata per oggi. 

L’appuntamento alla Casa Bianca potrebbe essere confermato a breve e dovrebbe essere fissato all’inizio della prossima settimana, prima del viaggio a Roma del vicepresidente americano JD Vance

Giorgia Meloni e Donald Trump (Tg2)

08/04/2025

“Il momento per trattare con gli Usa”

Meloni spinge per incontrare Trump, anche perché all’interno del governo è forte la sensazione che si stia aprendo lo spazio per una trattativa fra le due sponde dell’Atlantico. Le reazioni negative dei mercati sono evidenti e perdurano ovunque. Negli Stati Uniti monta la protesta contro le scelte protezionistiche del presidente. E in Europa c’è “una posizione maggioritaria per avanzare una trattativa”, spiega Tajani reduce dal summit a Lussemburgo dove, dice, “non è stata messa sul tavolo” la risposta aggressiva proposta dalla Francia. 

Il commissario UE al commercio Maros Sefcovic ringrazia Tajani per il sostegno all’approccio “fermo ma aperto al dialogo proposto dalla Commissione e per la proposta di un obiettivo strategico: quello di avere zero dazi fra Usa ed Europa”. “Siamo contrari alla guerra commerciale, ma anche la Commissione europea è contraria all’escalation”, ha rimarcato il ministro degli Esteri italiano. 

Antonio Tajani

Antonio Tajani (Rainews24)

08/04/2025

La paura del settore agroalimentare

Non è stata accolta la proposta italiana di posticipare di un paio di settimane le contromisure – al via dal 15 aprile – decise dopo i dazi americani su acciaio e alluminio. In compenso il governo considera una svolta positiva la scelta di Bruxelles di non inserire il whisky americano nella lista dei prodotti oggetto dei contro-dazi europei, perché così si tutela l’export del vino negli Usa. 

Resta la preoccupazione a palazzo Chigi per le ricadute sul settore agroalimentare, non tanto per i prodotti premium, come Parmigiano Reggiano o Grana Padano, quanto per quelli a minor valore. “Determinazione e pragmatismo” restano le parole chiave del governo nell’affrontare la crisi, “perché ogni allarmismo rischia di causare danni maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi”. 

Giorgetti sui dazi

Giorgetti sui dazi (Rainews24)

08/04/2025

Se il negoziato fallisce, difesa delle filiere produttive. Oggi l’incontro con le categorie

Il capitolo aiuti alle imprese entrerebbe nel vivo solo nel caso in cui ogni tentativo di negoziazione dovesse fallire. Se ne è parlato ieri nella riunione di un’ora e mezza a Palazzo Chigi, in cui è stata analizzata la situazione a largo spettro, incluso l’andamento dei mercati. 

I ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Tommaso Foti (Affari europei), hanno illustrato alla premier “le diverse ipotesi allo studio per sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese”, come spiega la nota finale. 

Proposte che saranno portate al tavolo del confronto con le categorie produttive oggi pomeriggio. Si parla anche di compensazioni sul modello degli aiuti durante il Covid, che però andrebbero concordati con l’Ue – l’allentamento del patto di stabilità viene considerato una condizione essenziale per manovre mirate. C’è chi ipotizza di rafforzare il fondo per il Made in Italy, mentre al momento c’è scetticismo sulla possibilità di utilizzare parte dei fondi del Pnrr, compresi quelli di transizione 5.0 suggeriti da Confindustria, un po’ per le difficoltà strutturali e un po’ perché ogni modifica di destinazione andrebbe negoziata con Bruxelles. A cui intanto Roma ribadisce la richiesta di interventi “sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal“. 

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