Storie Web venerdì, Marzo 21
Notiziario

La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina fa sentire i propri effetti anche sui prezzi del legno, materia prima di cui il nostro Paese è ricchissimo (con una superficie boschiva che copre il 36% del territorio nazionale) eppure estremamente dipendente dall’estero e dunque dalle tensioni globali sulla domanda di legname. Un paradosso che le aziende della filiera legno-arredo denunciano da anni, chiedendo misure politiche, nazionali e regionali, in grado di valorizzare le foreste italiane e ridurre così la quota di materiale importato dall’industria (circa l’80%) per la trasformazione, considerando che l’utilizzo del legname nazionale rimane inferiore al suo potenziale, con un prelievo forestale inferiore al 40% dell’incremento annuo.

Nuove tensioni sulla materia prima

«Solo dall’inizio dell’anno, il prezzo del legname ha registrato un incremento pari al 15,37%», spiega Claudio Giust, neoeletto presidente di Assolegno, l’associazione di FederlegnoArredo che rappresenta il settore delle prime lavorazioni del legno e dei prodotti per l’edilizia , che nel 2024 hanno registrato un fatturato alla produzione rispettivamente di oltre 1 miliardo di euro e di oltre 3 miliardi, in calo dell’8% e del 6%rispetto all’anno precedente.

«I prezzi variano molto a seconda della regione, della qualità e della tipologia del legname. Il mercato trentino, ad esempio, ha mostrato un trend di crescita nel quarto trimestre del 2024, con un ulteriore aumento nel gennaio 2025. Le oscillazioni più forti riguardano il legno strutturale, quello destinato all’edilizia, mentre per quanto riguarda pannelli, mdf e compensato le variazioni sono meno marcate», aggiunge Giust, che indica tra le cause di questi aumenti la combinazione di fattori geopolitici, restrizioni commerciali e crisi dell’approvvigionamento. Inoltre, osserva il presidente, «le tensioni sui dazi tra Stati Uniti, Unione europea e Cina stanno ridisegnando i flussi di commercio globale del legname, rendendo più difficile reperire materia prima a prezzi competitivi».

Le cause dell’impennata

Ad accrescere la domanda globale di legno, e dunque i prezzi, è anche il «forte interesse per il legname nell’edilizia sostenibile, spinto dagli incentivi europei e dai criteri ambientali minimi, che ha aumentato la pressione sulla disponibilità del materiale. La necessità di legno certificato per rispettare il regolamento europeo sulla deforestazione, l’Eudr, ha ristretto ulteriormente l’offerta di prodotti legnosi accettabili sul mercato europeo», dice Giust.

Il punto non sono tuttavia né i prezzi né i dazi, precisa il presidente: «Stiamo vivendo sicuramente una fase difficile, ma porre l’attenzione a fenomeni congiunturali sarebbe limitativo: la nostra industria ha sempre dovuto fare i conti con oscillazioni di prezzo, crisi di approvvigionamento e politiche commerciali protezionistiche. La questione vera è che cosa vogliamo fare dei boschi italiani». Incentivare la filiera corta, valorizzando il legno locale e riducendo la dipendenza dalle importazioni per rafforzare l’intero settore, rendendolo più competitivo, è la priorità delle imprese e proprio di questi temi si parlerà oggi nel convegno sulle foreste italiane e la decarbonizzazione nelle costruzioni organizzato a Milano da Assolegno, in occasione della Giornata mondiale delle foreste.

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