Storie Web venerdì, Marzo 14
Notiziario

aggiornamento



13 Marzo 2025



09:47

Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla risoluzione del piano di riarmo europeo da 800 miliardi, mettendo in evidenza le divergenze tra gli eurodeputati italiani. Nel Partito Democratico, la frattura tra favorevoli e astenuti apre interrogativi sulla leadership di Elly Schlein. Anche nella maggioranza emergono contrasti, con la Lega di Salvini che si smarca da Fratelli d’Italia, complicando la tenuta del governo.

Il Parlamento europeo ha approvato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni la risoluzione del piano di riarmo europeo da 800 miliardi, sostenuto da  Ursula Von der Leyen per rafforzare le capacità militari degli Stati membri.

Un voto che ha messo in luce immediatamente le profonde divisioni tra gli eurodeputati italiani, sia nella maggioranza che nel centrosinistra. Nel centrodestra, la Lega di Matteo Salvini ha votato contro, distanziandosi da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Nel centrosinistra, invece, la spaccatura più evidente si è registrata nel Partito Democratico, con una parte degli eurodeputati a favore e un’altra che ha scelto invece l’astensione, lasciando intendere, secondo alcuni, un segnale di una linea politica ancora incerta sotto la guida di Elly Schlein.

La frattura nel Partito Democratico sul piano di riarmo Ue

All’interno del Pd, il gruppo più numeroso dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D), dieci eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione, mentre undici si sono astenuti. Tra questi ultimi figurano nomi di peso come Nicola Zingaretti, Marco Tarquinio e Alessandro Zan. Una divisione che non passa inosservata e che, secondo alcuni, riflette una posizione ancora poco chiara della segretaria Schlein: “Oggi al Parlamento Ue si votava una risoluzione con molti punti che condividiamo, ma che dava anche appoggio al piano RearmEU cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla” ha dichiarato Schlein dopo il voto, confermando la difficoltà nel trovare una sintesi unitaria. L’ala riformista del partito, rappresentata da Piero Fassino e altri esponenti come Sandra Zampa, Gianni Cuperlo e Marianna Madia, ha chiesto un confronto interno per chiarire il posizionamento del Pd in politica estera. Fassino ha sottolineato che “gli eventi che stanno radicalmente mutando lo scenario internazionale richiedono a tutti una seria e approfondita analisi a cui il Pd non può sottrarsi”.

Piano riarmo europeo, Parlamento Ue approva proposta di von der Leyen: i partiti italiani si spaccano

Dall’altra parte, Goffredo Bettini ha difeso l’astensione come una scelta da “valorizzare e difendere fino in fondo”. Anche Laura Boldrini si è detta sorpresa dal fatto che tutto il partito non abbia adottato questa linea, mentre Beppe Provenzano ha confermato il sostegno alla posizione della segretaria.

Il nodo della maggioranza e la posizione della Lega

Anche all’interno del governo il voto ha creato non poche tensioni: la Lega di Matteo Salvini ha bocciato la risoluzione, allontanandosi così dalla posizione di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Salvini ha motivato la scelta con una critica economica: “Prima di riarmare l’Europa parliamo di riarmo dell’esercito italiano facendo lavorare aziende italiane. Non voglio arricchire tedeschi e francesi sulla pelle dei miei figli e nipoti”.

La premier Giorgia Meloni, consapevole del rischio di una spaccatura interna alla coalizione, dovrà quindi cercare una mediazione per evitare una rottura evidente in Parlamento, soprattutto in occasione delle sue prossime comunicazioni ufficiali.

Le mosse di Palazzo Chigi

Per garantire la tenuta della maggioranza, il governo starebbe studiando una strategia che consenta alla Lega di mantenere la sua posizione critica senza però compromettere l’unità dell’esecutivo: i ministeri degli Esteri, della Difesa e degli Affari europei sono al lavoro per trovare una soluzione, ma la decisione finale spetterà a Palazzo Chigi. Intanto, la conferenza tra i leader europei convocata dal premier britannico Keir Starmer potrebbe giocare un ruolo nella scelta italiana. Meloni sta valutando se partecipare o meno, anche se l’ipotesi più probabile è un rifiuto: “Se deve essere la ratifica di una missione a cui l’Italia non ha alcuna intenzione di partecipare, inutile presenziare”, filtra da Palazzo Chigi.

Un equilibrio sempre più precario

Le tensioni sul voto di Strasburgo confermano le difficoltà del governo nel mantenere un equilibrio tra il sostegno alla difesa europea e le dinamiche interne alla coalizione. In Parlamento, la premier punterà su una comunicazione prudente, evitando dichiarazioni troppo nette contro l’aggressione russa e riconoscendo il ruolo di Donald Trump nella ricerca della pace. L’obiettivo sarà sostenere il piano europeo senza prendere impegni troppo vincolanti, una strategia che potrebbe consentire anche a Salvini di allinearsi senza dover cambiare posizione. Ma la manovra non sarà priva di conseguenze: l’astensione di Fratelli d’Italia sulla risoluzione per Kiev ha già segnato una distanza inedita rispetto al resto dell’Europa.

Rimanere in una posizione intermedia potrebbe diventare insomma sempre più complicato per il governo italiano, in un contesto internazionale che sta rapidamente evolvendo.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.