Storie Web mercoledì, Marzo 12
Notiziario

Il professor Mariano Bizzarri è una delle voci più ascoltate dal governo Meloni in materia di aerospazio, nel suo ruolo di coordinatore del Comint, il comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio, istituito sotto la presidenza del Consiglio. Parlando con Fanpage.it, Bizzarri dice che l’Italia non ha alternative a siglare un accordo, per affidare ai satelliti di Starlink di Elon Musk le comunicazioni sensibili, tra cui quelle dei nostri sistemi di Difesa. Bizzarri stronca le ipotesi alternative emerse negli ultimi giorni, come quella di un’intesa con Eutelsat: “Sono voci messe in giro solo per far crescere il titolo dell’azienda francese in Borsa”

A inizio 2025, la firma di un accordo da parte del governo Meloni per l’adozione dei satelliti Starlink sembrava quasi cosa fatta. Negli ultimi giorni, invece diverse indiscrezioni di media italiani e stranieri hanno adombrato dubbi e incertezze nell’esecutivo, sull’affidamento di comunicazioni sensibili – a partire da quelle della Difesa – al sistema di proprietà di Elon Musk. Nello stesso tempo, sono state avanzate ipotesi alternative, come quella di un’intesa con l’azienda francese Eutelsat.

Fanpage.it ha chiesto una ricognizione sullo stato dell’arte al professor Mariano Bizzarri, una delle voci più ascoltate nel governo sull’argomento. Bizzarri infatti è coordinatore del tavolo tecnico-scientifico del Comint (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale), il più importante organo tecnico di consulenza della presidenza del Consiglio in materia di aerospazio.

Il giudizio del professor Bizzarri sulle voci delle ultime ore è nettissimo: “Eutelsat non è competitivo con Starlink. Quello che sta accadendo in questi giorni è tecnicamente aggiotaggio, hanno partorito delle notizie false per far salire il titolo in borsa”. Il professore precisa di parlare da un punto di vista tecnico e non politico, ma il suo giudizio ha senza dubbio un peso. Anche perché il Comint da lui coordinato ha incaricato l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) di effettuare una ricognizione, per individuare la miglior soluzione satellitare per l’Italia. “L’Asi che peraltro conosce molto bene la situazione di Eutelsat – spiega Bizzarri a Fanpage.it  –  sta studiando Starlink, perché piaccia o no non c’è un’alternativa concreta nel breve periodo”.

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La strada verso Starlink per l’Italia quindi è segnata?

Ovviamente la rassegna è a 360 gradi, ma come diceva Togliatti “chi ha più filo tesserà”, chi è più forte arriva. Benissimo studiare alternative valide, ma alternative vere, non le fesserie. Formalmente, per dire, sul tavolo ci sarebbe anche la proposta dei cinesi, che stanno sviluppando una costellazione simile a quella di Musk. Ma lì ovviamente ci sono obiezioni di carattere geopolitico e strategico.

Perché a suo giudizio il sistema di proprietà di Elon Musk è la soluzione migliore?

Nel mondo occidentale Starlink ha delle peculiarità uniche. La prima è che permette il dialogo anche orizzontale tra satellite e satellite via laser, senza che il messaggio trasmesso debba tornare a terra. Ciò permette una comunicazione molto più rapida, immediata. Nel sistema di Eutelsat invece c’è una centrale a terra, con un’antenna che riceve il segnale dal satellite e poi lo reinvia, quindi c’è un doppio passaggio. Non è un caso se anche Air France per le comunicazioni via cellulare durante i viaggi in aereo usi i satelliti di Starlink, non quelli di Eutelsat!

Altri vantaggi?

Starlink ha satelliti piccoli e tra l’altro ripetitori a terra di dimensione molto ridotta, che uno potrebbe montare in macchina. Eutelsat invece usa antenne molto grandi che difficilmente potrebbero essere installate anche ad esempio su una nave. Tra l’altro questo rende il sistema estremamente vulnerabile: basta che salti una struttura, perché si oscuri mezzo cielo.

Un altro aspetto è che i satelliti di Musk sono posti su orbite molto più basse rispetto a quelli francesi (400-500 km) e ciò permette una qualità e rapidità di trasmissione di gran lunga superiore. Terzo punto, per avere una buona connessione, si deve realizzare una copertura estesa su tutto il globo e per fare ciò serve una rete di almeno 40mila satelliti, che solo Starlink può raggiungere. Eutelsat al momento ha messo in orbita 40 satelliti (ma ne gestisce 650 dopo la fusione con la britannica OneWeb, ndr)

Una rete così ampia è necessaria anche per un Paese relativamente piccolo come l’Italia?

Certo, perché non sarebbe molto utile una rete che copre solo il nostro Paese. Se parliamo di difesa, abbiamo bisogno di avere un sistema che arriva ovunque nel mondo. E poi c’è un tema di competitività: Starlink costa 20-30 volte di meno rispetto a Eutelsat.

L’idea di affidarsi a Musk però suscita diversi interrogativi. C’è il timore di esporsi a fughe di dati sensibili.

Questa è un’obiezione ipocrita. Il problema della tutela dei dati si pone qualsiasi soluzione noi usiamo: per quale motivo con un satellite francese dovrei sentirmi più sicuro? Qualunque sia il gestore io devo avere un criptaggio efficiente. D’altra parte già oggi abbiamo dei sistemi satellitari condivisi con i francesi e anche lì abbiamo dei meccanismi di criptaggio.

Semmai la questione qui è più vasta: l’Europa è così tanto esposta agli attacchi degli hacker di mezzo mondo, perché sul tema della sicurezza informatica ha fatto molto poco. Noi dobbiamo a tutti i costi sviluppare tecniche di tutela dell’informazione, da qualsiasi tipo di minaccia. Su questo c’è una carenza di ricerca di base che va urgentemente colmata

Ma se ci mettiamo in mano a Musk, diamo a un tycoon straniero, peraltro noto per i suoi cambi d’umore,  il potere di spegnere i nostri sistemi di comunicazione in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo.

Ma gli accordi non si fanno con il signor Musk, questa è un’altra stupidaggine. Se si parla di difesa, noi possiamo accedere a Starlink tramite la Nato. In altri settori si passa sempre da accordi intergovernativi, in cui sono coinvolti esclusivamente soggetti istituzionali. Solo un’idiota può pensare che l’intesa si faccia con un privato. Il contratto è negoziato da dipartimenti pubblici che ragionano secondo una logica istituzionale, non politica.

E però è proprio il proprietario di Space X che in queste ore ha minacciato di lasciare al buio l’Ucraina.

Uno pensa al dottor Stranamore, ma le cose non stanno così. Anche sull’Ucraina quella di Musk è una boutade a effetto, ma c’è un accordo con il sistema della Nato, mediato dalla Polonia. Pure gli Usa prendono in affitto il sistema da Musk, ma secondo lei se un domani cambiasse presidente, lui potrebbe spegnere tutto da un momento all’altro?

Perché sul tema delle comunicazioni via satellite l’Europa è così indietro?

L’Europa è partita tardi, in modo disorganizzato e inefficiente. Prendiamo Iris2 (il progetto per una costellazione satellitare europea). Quando è nato, è successo qualcosa di strano: in teoria sarebbe dovuto essere gestito dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea. E invece è stato messo in capo all’Unione europea. Perché? Nessuno si è chiesto il motivo di questa anomalia?

E secondo lei, qual è?

Mi viene da pensare che  in Esa sarebbe valso il principio del giusto ritorno, per cui le commesse per realizzare i manufatti sarebbero andate proporzionalmente ai Paesi in base al capitale investito. Questo principio invece ora con Iris2 non vale e il rischio è che il ritorno economico per le nostre aziende sia minimo. Inoltre, guarda caso, la governance del progetto è in mano ai francesi.

Ma a che punto è Iris2 e quali sono le prospettive?

È un progetto che va a rilento e accusa un forte ritardo rispetto alla tabella di marcia. Per il 2030-35 dovremmo avere 290 satelliti, ma  al momento sono numeri teorici. Vedremo. Ciò non vuol dire che non si debba lavorare ad un piano europeo che sia serio e realistico. Ma questo richiede importanti investimenti, tempi di realizzazione adeguati e credibili, e contemporaneamente una crescita tecnologica capace di renderci davvero competitivi. Anche nella migliore delle ipotesi, per i prossimi cinque o sei anni non avremo granché.

E si torna da dove siamo partiti, per lei ora non c’è alternativa a Starlink?

Se c’è un’emergenza bellica, oggi, senza Starlink la guerra non si fa, come si è capito bene in Ucraina. Musk d’altra parte si può permettere anche di avere due o tre lanci di razzi sbagliati durante i dodici mesi, perché ne fa tre a settimana. Noi europei ne facciamo tre all’anno. Insomma oggi siamo costretti a prendere Starlink, in attesa che Iris2 o un altro sistema sia nella reale disponibilità dell’Europa. Dire che abbiamo già alternative disponibili ora è una menzogna Poi in futuro magari non sarà così. Io tifo per l’Europa, ma l’Europa si deve dar da fare.

Lei ritiene davvero possibile colmare il distacco o è troppo tardi?

A inizio anni ’60 gli Usa stavano perdendo la corsa allo spazio con l’Unione Sovietica. Kennedy decise che le cose non potevano andare così e prima della fine del decennio gli Usa arrivarono sulla luna. Come hanno fatto? Hanno messo il 6 percento del budget nazionale sulla Nasa, hanno reclutato migliaia di ricercatori, hanno fatto di tutto e alla fine ci sono riusciti. Quindi anche per l’Europa vincere la sfida oggi è possibile? Certo, fra qualche tempo potrebbe avere anche qualcosa che funziona meglio di Starlink, ma dipende dall’impegno e dalla risorse che ci metterà nei prossimi anni.

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