Il piano di riarmo europeo arriva sul tavolo dei ministri delle Finanze del blocco, dopo il via libera dei leader europei al summit di Bruxelles del 6 marzo. E il primo confronto è proprio sugli strumenti da mettere in campo, al centro della cena informale tra i ministri dell’Ecofin, seguita da uno scambio sulle regole fiscali, su come usare cioè la flessibilità del Patto. Con il ministro Giancarlo Giorgetti che porta ai colleghi Ue la proposta italiana, che non vuole definirsi solo come un’idea per la difesa, ma anche per la sicurezza e la protezione. E soprattutto cerca di catalizzare gli investimenti privati: una “Iniziativa Europea per la Sicurezza e l’Innovazione Industriale”, è il nome del documento presentato ai colleghi dal ministro italiano.
L’Italia vuole richiamare l’attenzione a non guardare solo agli interventi tramite nuovo debito a sostegno degli investimenti nella difesa. Da un lato perché ritiene serva una visione di economie sostenibili a lungo termine e dall’altro perché è particolarmente importante per Paesi come l’Italia impegnati in uno sforzo di riduzione del proprio debito. L’idea sarebbe così quella di rafforzare la componente degli Stati membri nell’InvestEu, migliorando l’efficacia delle garanzie Ue per attrarre capitali privati. Il rafforzamento di InvestEU è già tra le proposte della Commissione.
Garanzia Ue per mobilitare 200 miliardi
Dovrebbe mobilitare circa 200 miliardi di investimenti privati nei prossimi 3-5 anni, utilizzando una garanzia pubblica di 16,7 miliardi di euro, grazie a una struttura differenziata tra gli Stati membri, l’Ue e il mercato. In una colazione prima dell’inizio dei lavori martedì è atteso il confronto sull’attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia previste dal Patto di stabilità per scorporare le spese nella difesa dalle regole Ue sui conti pubblici.
Le posizioni
Le posizioni sono più o meno già chiare, tra i frugali contrari a introdurre troppa flessibilità e la Germania che ha abbandonato l’epoca del rigore e chiede di dare come minimo un orizzonte lungo dieci anni alle deroghe, puntando ad un ariapertura del Patto rivisto solo un anno fa. «La Commissione Ue non suggerisce di ricominciare a rivedere le nostre regole fiscali in questa fase», ha spiegato però il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis. Servirebbe tempo e a sostegno della difesa «abbiamo bisogno di reagire ora». Concretamente l’esecutivo comunitario dovrebbe formalizzare la proposta sui finanziamenti alla difesa al massimo nell’arco di poche settimane, ha spiegato il commissario europeo. Oltre a quanto già indicato nel piano Rearm Europe «stiamo esaminando cosa si può fare attraverso la mobilitazione con capitale privato. E non dovremmo dimenticare la capacità di prestito, che è presente nel Mes, poiché potrebbe essere utilizzata anche qui», ha detto Dombrovskis.
Il grande nodo resta quello di sovvenzioni con nuovo debito Ue grazie all’emissione di eurobond. I Paesi Bassi hanno nuovamente escluso l’ipotesi. La Germania invece ha preso una posizione più anodina dicendosi “molto aperta” all’idea di un finanziamento comune a livello Ue ma solo per “veri progetti europei” nel settore, ha spiegato il ministro delle Finanze tedesco Jörg Kukies. Diverso, invece, il discorso di Berlino sugli eurobond a sostegno di progetti nazionali, perché non fanno altro che «aumentare il debito da distribuire ai Paesi Ue senza incidere sulla prospettiva di una difesa comune europea».