Storie Web lunedì, Marzo 10
Notiziario

In attesa dei dettagli sul piano di riarmo europeo, e soprattutto della pace tra Mosca e Kiev ancora lontana, Matteo Salvini continua ad attaccare Emmanuel Macron: con lui “saremmo già sull’orlo della guerra”. Non solo. Nel tentativo di sminuirlo, il vicepremier leghista aggiunge secco: “Non penso che un Macron qualunque possa fermare la pace” di cui discutono, invece, “Zelensky, Putin e Trump”. Parlando a Bologna a due passi da piazza Maggiore, in uno dei 1000 gazebo allestiti dalla Lega in altrettante piazze italiane per la doppia pace (fiscale e in Ucraina), Salvini conferma il suo ‘bersaglio’ preferito in Europa. E’ il presidente francese, sponsor dell’invio di truppe europee a Kiev e dello “scudo nucleare”, da sempre etichettato con nomi poco cortesi – “un matto” è l’ultimo della serie – e a cui il leghista non affiderebbe i soldi degli italiani. 

Nessuna fiducia nemmeno nel piano militare partorito dall’arcinemica Ursula von der Leyen: “Non può alzarsi dalla sera alla mattina e dire ‘facciamo debito pubblico per comprare missili'”, punta il dito in linea con la prudenza invocata dal ‘suo’ ministro Giorgetti per rispettare i conti pubblici e non sforare troppo il tetto di spesa per la difesa rispetto al Pil italiano. Salvini incalza: “Fino a ieri dicevamo che non si può fare debito per aumentare le pensioni e ora?”. Rivendica, dunque, dubbi e perplessità, e soprattutto la necessità di chiarimenti portandosi dietro, su questo, Giorgia Meloni: “Sono convinto che lei abbia e avrà la stessa posizione nei tavoli a Bruxelles”. Salvini insiste e da lì non si sposta, forse per non accentuare – almeno per un giorno – la distanza dagli alleati di governo sugli stessi temi. In particolare, rispetto all’altro vicepremier che in mattinata raduna ad Ancona il popolo di Forza Italia, per ribadirne le radici europeiste e cristiane.

Il segretario della Lega Matteo Salvini (Ansa)

 E di fatto da lì Antonio Tajani difende il ‘Rearm Eu’. Lo fa cambiando la prospettiva e i termini: non più riarmo, ma sicurezza. E’ questa la parola d’ordine scelta e ripetuta (probabilmente non a caso) dal ministro degli Esteri: “Questo non è un piano di riarmo – precisa – è una scelta per garantire la sicurezza” anche nella vita quotidiana e pratica dei cittadini. Attento, insomma, a non passare per guerrafondaio. Anzi, guerrafondai al plurale. “Lo voglio spiegare a coloro che pensano che al governo ci siano due guerrafondai, in modo particolare il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”, scandisce. A quel punto il segretario di FI si dilunga in esempi concreti di come si potrebbero usare gli 800 miliardi promessi dalla Commissione Ue: “le nostre forze armate, le operazioni ‘Strade sicure’, la sicurezza nelle nostre stazioni e per garantire alle nostre donne di poter viaggiare e muoversi tranquillamente”. 

Antonio Tajani

Antonio Tajani (Rainews24)

Parole che suonano care a Salvini che conferma: “La Lega è disponibile a spendere soldi” per la sicurezza interna. Parole che, circoscritte a quelle argomentazioni, sembrano delineare una tregua fra i due vicepremier spesso in disaccordo. Complici forse gli appuntamenti internazionali ed europei all’orizzonte, che potrebbero almeno chiarire il quadro. Domani e martedì i ministri finanziari dell’Unione faranno il punto sulle conseguenze finanziarie del piano di difesa, comprese le reali deroghe al Patto di stabilità. Mercoledì toccherà ai ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Polonia, in contemporanea con il primo confronto tra Usa e Ucraina a Riad dopo lo schiaffo di Trump a Zelensky in mondovisione. Fino al tavolo allargato ai 27 leader dell’Unione – preceduto da un delicato passaggio parlamentare – e convocato il 20 e il 21 marzo a Bruxelles sulla pace in Ucraina. 

Il post del Pd su facebook contestato da Calenda

Il post del Pd su facebook contestato da Calenda (@facebookpd)

Intanto all’opposizione è Calenda a sferrare un duro attacco alla segretaria del Pd Elly Schlein. “Ma vi siete bevuti il cervello? Vi mettete a scimmiottare Salvini”. Lo ha scritto su X il leader di Azione. Il riferimento è a una ‘card’ pubblicata su Instagram dal partito democratico dove si vedono Giorgia Meloni e Matteo Salvini e sopra un titolo di ‘Repubblica’: “La premier sbotta con Salvini, sulle armi parli come il Pd, non possiamo tirarci indietro”. Al centro della foto il commento dei dem “Bravo Matteo, adesso ascoltaci anche su sanità e salario minimo”. 

Il messaggio non è piaciuto che a Calenda che fa appello ai riformisti del Partito Democratico. “Sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini, certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi”. 

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