Storie Web giovedì, Febbraio 6
Notiziario

Una causa da 1,7 miliardi di euro. È la cifra al centro del ricorso presentato dalla Regione Sardegna al Tribunale civile di Cagliari contro il ministero dell’Economia e Finanze e alla presidenza del Consiglio dei ministri. Oggetto della causa, «il riconoscimento e la restituzione di circa 1,72 miliardi di euro» per i mancati introiti della Regione dalle quote di compartecipazione ai tributi erariali, a partire dal 2010.

I mancati introiti

Tutta la questione ruota intorno ai mancati introiti che vanno dal 2010 al 2024. Fino al 2019 le decurtazioni erano inferiori ai 100 milioni di euro, poi c’è stata una crescita esponenziale. Nl 2021 il primo allarme con il prelievo da parte dello Stato di 146 milioni. Poi 256 milioni nel 2022, 454 nel 2023 e 385 nel 2024. Risorse vitali, come ha ribadito il vice presidente: «Senza quei soldi è difficile chiudere una manovra finanziaria».

Il braccio di ferro

A ribadirlo nel corso dell’audizione nella Terza Commissione del Consiglio regionale, Giuseppe Meloni, vice presidente della Giunta e assessore regionale alla Programmazione, in cui è stato rappresentata questa sorta di braccio di ferro tra le due istituzioni. . «Si tratta di decurtazioni illegittime operate dallo Stato – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo -. La speranza è che la questione si risolva prima con un accordo soddisfacente per la Sardegna. Lo Stato finora, pur riconoscendo il debito, ha avanzato una proposta irricevibile».

Proposta non ricevibile

Ossia, un’intesa da 800 milioni di euro spalmati in 10 anni. «Meno della metà di quanto dovuto – ha aggiunto -, inoltre la proposta decennale non è accettabile». La richiesta della Regione è stata quella di «un miliardo e 300 milioni». Proposta non accettata dallo Stato. «Per questo motivo – ha aggiunto – abbiamo presentato il ricorso in Tribunale».

Il ricorso

Punto di forza del ricorso, anche il fatto che lo Statuto speciale assegna alla Sardegna una quota fissa del gettito di alcuni contributi erariali.

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