Storie Web mercoledì, Febbraio 5
Notiziario

“E’ solo alle 22,55 del 18 gennaio (cioè tre giorni dopo il controllo del 15, nella notte tra sabato e domenica) che la Corte penale internazionale chiedeva al Segretariato generale Interpol di Lione di sostituire la nota di diffusione ‘blu’ (sola richiesta dii informazioni, ndr) con una nota di diffusione ‘rossa’ (ovvero contenente indicazioni per l’arresto) rivolta, solo a questo punto, anche all’Italia, unitamente agli altri Paesi che al contrario erano stati gia’ in precedenza investiti”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.   

“Sempre nella notte tra sabato e domenica, e precisamente alle 2,33 del 19 gennaio – ha proseguito il titolare del Viminale – il segretario generale Interpol validava la nota di diffusione rossa per l’arresto provvisorio e la successiva consegna alla Corte penale internazionale del cittadino libico. A tale flusso informativo, tutto concentrato in poche ore, ha fatto seguito la tempestiva attivita’ delle articolazioni centrali e territoriali della Polizia di Stato. La notevole professionalità e la spiccata capacità operativa del personale impegnato, che ringrazio, hanno consentito il rapido rintraccio e l’arresto di Almasri”

“Prima di giungere in Italia – ha detto Piantedosi ricostruendo la ‘scansione dei fatti’ – Almasri e’ transitato in diversi Paesi europei, dove risulta essersi recato abitualmente anche in passato, come attestano i documenti di viaggio in suo possesso, tra i quali un passaporto della Repubblica della Dominica che riporta, tra l’altro, un visto per gli Stati Uniti con validita’ di 10 anni a partire dal novembre scorso. Il suo ultimo viaggio risale allo scorso 6 gennaio, quando, provenendo da Tripoli, è solo transitato da Fiumicino per dirigersi a Londra, senza essere, pertanto, sottoposto a controlli di frontiera in Italia. Alla frontiera aerea londinese Almasri ha esibito il predetto passaporto dal quale risulta essere entrato, il successivo 13 gennaio, in area Schengen attraverso la frontiera francese, con transito dal tunnel della Manica“.   

“Il 15 gennaio – ha continuato il ministro – una delle persone che lo accompagnava ha noleggiato un’auto a Bonn, con restituzione prevista per il successivo 20 gennaio presso l’Aeroporto di Fiumicino. Sempre il 15 gennaio, nel tratto autostradale tra Bonn e Monaco, l’autovettura è stata sottoposta a controllo da parte della polizia tedesca; controllo durante il quale Almasri ha mostrato, tra l’altro, un biglietto ferroviario a suo nome da Londra a Bruxelles datato 13 gennaio e all’esito del quale la polizia tedesca non ha adottato alcun provvedimento”. 

Solo il 18 gennaio la Corte penale “estendeva la nota di diffusione blu anche a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia, non anche all’Italia). Nel pomeriggio dello stesso giorno, qualche ora prima dell’emissione del mandato di arresto, l’esperto per la sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a l’Aia contattava il coordinatore dell’Unita’ crimini internazionali della Polizia criminale del ministero dell’Interno, segnalando di aver ricevuto una richiesta di cooperazione da parte di un funzionario della Corte penale internazionale”. 

Successivamente, “nella serata del 18, il funzionario della Corte forniva al coordinatore i contatti dell’agente della polizia criminale tedesca che aveva trasmesso alla Corte le informazioni sui possibili spostamenti del cittadino libico verso il territorio italiano. Successivamente, lo stesso agente della polizia tedesca trasmetteva all’Unità crimini internazionali una scheda riassuntiva degli accertamenti effettuati in Germania. E’ bene evidenziare che tutto questo accadeva mentre, all’interno dei canali Interpol, non vi era ancora alcuna indicazione di arresto del cittadino libico e neanche alcuna altra indicazione specificamente diretta all’Italia”.

Nel dettaglio, “la Sala operativa internazionale della Direzione centrale della Polizia criminale trasmetteva alla questura di Torino la nota di diffusione rossa Interpol, avendo rilevato, a seguito di consultazione delle banche dati interforze, che, nella mattina del 18 gennaio, era stato effettuato a Torino un controllo di polizia nei confronti di un’autovettura con targa tedesca. A bordo del veicolo – ha proseguito il titolare del Viminale – c’erano Almasri e tre suoi concittadini, tutti precedentemente sconosciuti, e nei confronti dei quali non pendeva alcun provvedimento restrittivo al momento del controllo. Sulla base di tale indicazione della Polizia criminale, la questura di Torino effettuava un controllo nella banca dati alloggiati e verificava il soggiorno dell’Almasri presso una struttura alberghiera della citta’. Pertanto, alle 3,00 del 19 gennaio, venivano inviati presso tale struttura Digos e Squadra mobile che procedevano, alle 9,30, in questura, all’esecuzione del provvedimento di arresto richiesto dalla Corte penale internazionale. Nella circostanza, venivano anche fermati gli altri tre cittadini libici, successivamente deferiti alla locale procura, in stato di libertà, per il reato di favoreggiamento personale e poi espulsi con provvedimento del prefetto di Torino, previo nulla osta dell’autorità giudiziaria e successivamente rimpatriati”.     

“Almasri – ha concluso Piantedosi – era temporaneamente associato alla locale casa circondariale ‘Lorusso e Cutugno’ e quindi messo a disposizione dell’autorità giudiziaria competente, ossia la Corte d’appello di Roma e la procura generale presso la stessa Corte d’appello. Ad avvenuta esecuzione dell’arresto, la questura di Torino procedeva a informare i soggetti e le autorità di rito”.

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