Cresce in Italia e nel mondo il mercato dei prodotti vegani, conquistando non solo il settore alimentare, ma sempre più anche il fashion, la cosmetica e i beni di largo consumo in generale. Marchi come Stella McCartney, Moncler, Dolce&Gabbana che hanno rinunciato a pelle e pellicce o come Gucci, Prada e Giorgio Armani che fanno a meno anche della lana d’angora, per citare i più noti. Il 1° novembre si celebra il World Vegan Day – giornata internazionale di sensibilizzazione sullo stile di vita cruelty-free – e il vegan in tutto il mondo ha registrato una crescita senza precedenti, con previsioni che stimano un valore di 61,3 miliardi di dollari entro il 2028. La crescente domanda di prodotti cruelty-free, inoltre, sta trasformando le abitudini di consumo in Europa e in Italia, dove sempre più persone si orientano verso alternative plant-based. Secondo Astraricerche e Unione Italiana Food, lo scorso anno ben 22 milioni di italiani hanno consumato prodotti a base vegetale, con una crescita del 2,8% nelle vendite nella grande distribuzione e nel settore della ristorazione fuori casa rispetto al 2022.
In Italia il mercato da 680,9 milioni di euro (+9%)
In Europa, la Germania guida il mercato dei prodotti vegetali, con un valore di quasi due miliardi di euro nel 2022 (+16% rispetto al 2021). Seguono il Regno Unito, con un miliardo di euro, e l’Italia, dove il mercato ha raggiunto i 680,9 milioni di euro (+9%). Anche Paesi come Polonia (+54%) e Romania (+23%) registrano un’accelerazione nei consumi di prodotti vegani, mostrando come il fenomeno si stia diffondendo in tutto il continente.
Vegetariani cresciuti del 3%
Ma è chiaramente nell’alimentare che il fenomeno è più evidente. Secondo l’annuale indagine di Eurispes, pubblicata a maggio 2024, in Italia l’85,5% della popolazione segue una dieta onnivora, mentre il 9,5% si identifica come vegetariano o vegano. In particolare, i vegetariani rappresentano il 7,2% e i vegani il 2,3%. Dopo una fase di calo iniziata nel 2021, il numero di vegetariani è aumentato del 3%, segnando il livello più alto degli ultimi dieci anni. La quota dei vegani, invece, si è stabilizzata sotto il 2,5%, una cifra quadruplicata dal 2014. Anche se la dieta vegana e vegetariana coinvolge ancora una minoranza della popolazione, la sua presenza stabile indica un cambiamento profondo e consolidato.
Dalla Nutella al ragù, nuovi prodotti plant-based
Questa tendenza è ben chiara anche alle aziende, che rispondono lanciando nuove linee di prodotti plant-based. Eclatante il caso di Nutella Plant-Based, ma anche Philadelphia Vegetale o Grisbì Vegan o Ragù Vegetale Mutti. Il mercato vegano è ormai riconosciuto come una delle aree a maggior potenziale di crescita per il settore alimentare. La scelta di una dieta vegana o vegetariana è spesso motivata anche dalla consapevolezza dell’impatto ambientale dell’industria della carne e dal desiderio di adottare uno stile di vita più sostenibile. Come è accaduto ai fratelli Tonazzo, dal 1888 nel settore delle carni e che oggi detengono il 40% delle quote di mercato dei burger di verdure grazie al brand Kioene. Una svolta iniziata nel 1988, quando i temi ambientali erano riservati a un’élite ristretta e i movimenti verdi iniziavano a muoversi. È di poche settimane fa l’annuncio della definitiva uscita del Gruppo Tonazzo dal mercato delle proteine animali per concentrarsi totalmente su quelle vegetali.
«Il mercato dei prodotti plant-based sta attraversando una fase di forte espansione, e la certificazione VeganOk è un punto di riferimento per le aziende che vogliono rispondere a questa crescente domanda, offrendo ai consumatori garanzie di trasparenza e qualità», conclude Sauro Martella, fondatore della certificazione che in Italia copre già 17.500 referenze e rappresenta oltre 1.000 aziende.