Dopo anni di obbligato pendolarismo elettorale, accompagnato specialmente negli ultimi tempi da battaglie social molto sentite, un gruppo ristretto di “fuori sede” potrà sperimentare il voto nei pressi del proprio domicilio, in occasione delle elezioni europee in programma l’8 e il 9 giugno 2024. Di gruppo ristretto si tratta perché la possibilità – introdotta dal governo nella legge 38 del 25 marzo 2024 (di conversione del cosiddetto decreto elezioni 2024) – riguarda esclusivamente gli studenti. Che hanno meno di una settimana di tempo per comunicare al proprio Comune di residenza di voler sperimentare questa nuova modalità.

Le modalità di richiesta e di voto

Le indicazioni sono state fornite dalla circolare 27/2024 del ministero dell’Interno: la domanda per votare fuori sede deve essere presentata al Comune di residenza (anche per via telematica) entro domenica 5 maggio attraverso un modulo – scaricabile dal sito del Viminale – in cui vanno indicati l’indirizzo di residenza e di domicilio, con le rispettive circoscrizioni di voto. Lo studente deve essere regolarmente iscritto a una scuola, università o istituzione formativa per un periodo di almeno tre mesi (e deve allegare un certificato di iscrizione, oltre al documento e alla tessera elettorale). Al Comune di residenza, una volta verificati i requisiti, spetterà la comunicazione a quello di domicilio o al capoluogo di Regione. Che, a sua volta, entro il 22 maggio dovrà passare alla prefettura il numero degli studenti iscritti nelle liste elettorali che hanno chiesto di votare fuori sede.

Lo studente-elettore riceverà un’attestazione di ammissione al voto con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione presso cui votare. La sperimentazione prevede che i fuori sede possano votare nel proprio Comune di domicilio solo se quello di residenza appartiene alla stessa circoscrizione elettorale (Nord-Est; Nord-Ovest; Centro; Sud; Isole). Nel caso in cui le circoscrizioni non coincidano, sarà possibile votare nelle sezioni speciali istituite nel capoluogo di Regione del Comune di domicilio.E quindi non sempre vicino a casa: un residente a Venezia che studia a Pavia, per esempio, dovrà votare a Milano.

Uno stress test per la legge nazionale

Quello dell’8 e 9 giugno – che, di fatto, però si apre oltre un mese prima delle elezioni, con un costo stimato di poco più di 600mila euro per lo Stato – è un test importante che potrebbe aprire le porte definitivamente al “Voto dove vivo”, nome di una proposta di legge delega che, approvata dalla Camera nel luglio 2023, attualmente è in prima lettura in Commissione al Senato, e dà mandato al governo, attraverso una serie di decreti delegati, di legiferare sul voto degli elettori che per motivi di studio, lavoro o cura si trovano, appunto, lontani dalla residenza e sulla rimodulazione delle tariffe agevolate per i servizi di trasporto per chi, invece, sceglie di tornare nel luogo di residenza a votare. Attualmente per le elezioni si può beneficiare di uno sconto tra il 60 e il 70% del prezzo dei treni a lunga percorrenza. La percentuale, però, viene calcolata sulla tariffa base e preclude l’accesso, per esempio, alle promozioni per viaggiatori under 30 (che costano il 60% in meno circa).

Il voto dei giovani decisivo alle europee

Stimolare il voto dei più giovani alle elezioni europee 2024 è una sfida importante. Nell’ultima tornata elettorale comunitaria (nel giugno 2019) erano stati proprio gli under 25 a trainare la crescita dell’affluenza alle urne: secondo un report di Eurobarometer, nell’ambito del 50,6% degli elettori europei che avevano votato cinque anni fa, in crescita di circa l’8% sul 2014, la partecipazione dei giovani 16/18-24enni è aumentata del 50% rispetto al 2014 (dal 28 al 42%), mentre quella dei 25-39enni è passata dal 35% del 2014 al 47% (+34%). L’Italia, in quel contesto, pur registrando una partecipazione elettorale più alta rispetto a quella dei 28 Paesi (54,5%), aveva visto un calo del 2,7% rispetto al 2014. La sesta ragione in ordine di importanza che gli italiani allora chiamarono in causa per giustificare il non essere andati a votare era «ero in vacanza o lontano da casa» (11% contro il 10% della media Ue).

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