In classifica con 30°, a quattro anni dal successo di Bando, Anna ha pubblicato il primo album “Vera baddie”: l’intervista di Fanpage alla rapper più in voga della scena italiana.

Anna (Credito foto Andrea Ariano)

Con Bando ha raggiunto il successo nazionale, ma col tempo Anna Pepe, in arte solo Anna, ha conquistato la scena rap italiana. La rapper lo ha fatto senza avere un vero e proprio album alle spalle, solo oggi, infatti, esce quello d’esordio “Vera baddie” (baddie è anche il modo in cui chiama le fan), ma con una serie di singoli e featuring che l’hanno portata a essere quella che Sfera Ebbasta dal palco di San Siro ha definito la Trap Queen. E in effetti è difficile dargli torto. In un mondo che vede pochissime rapper di successo, Anna è riuscita a ritagliarsi una credibilità importante e ha voluto ribadire questa sua crescita con un album interamente scritto da lei, in cui sono tanti i banger ma c’è anche qualche cosa più “melodica”. Mentre è prima in classifica con 30°, che punta al tormentone estivo, l’abbiamo intervistata in Machete a Milano.

Partiamo dal concerto di Sfera, che effetto fa essere definita la Trap Queen sul palco di San Siro davanti a 50 mila persone e senza avere ancora un album alle spalle?

È stato un onore essere sul palco con Sfera, io sono cresciuta con la sua musica e ritrovarmi con lui e collaborarci è stato un onore grandissimo: penso anche a Chica italiana, il pezzo che abbiamo nel disco. L’altra sera è stato molto emozionante, anche perché era la prima volta che cantavi a San Siro ed è stato un onore essere definita Trap Queen.

Beatrice Quinta: “Ho subito episodi di abusi da persone di cui mi fidavo, non me ne accorsi subito”

Senti un po’ di responsabilità visto che hai singoli e feat fortissimi ma tecnicamente fino a oggi eri un’esordiente senza album?

Credo di avere dimostrato che ci tengo al posto che ho conquistato e ci tengo a mantenere l’asticella alta, quindi di sicuro ho una responsabilità, però sento di riuscire a gestirla molto bene, quindi sto al passo.

Come è stato crescere senza rapper donne di riferimento in Italia?

Crescendo ho sempre ascoltato prettamente musica americana, quindi le rapper donne per me c’erano, le ho sempre ascoltate all’estero. Però il sogno di rendere il rap una cosa mainstream come in America c’è sempre stato e sono felice di essere riuscita a realizzarlo.

Ho l’impressione che l’album punti più sulla parte banger, ritmata che su quella melodica, come mai?

Secondo me ci sono entrambe, forse vedi più banger perché anche quelle melodiche sono delle hit (ride, ndr). In quest’album ho mostrato anche un lato un po’ più introspettivo, ci sono assolutamente i banger in questo disco perché, come dico sempre, mi piace fare le canzoni leggere per far divertire le baddies e i Bad Boys, però questo disco è stata una bella occasione per racchiuderci dentro anche dei pezzi più introspettivi o comunque mostrare un lato di me che non ho mai fatto vedere, un lato un po’ più sensibile, trattando anche argomenti più delicati.

ANNA - 30ºC

Tra l’altro è un album scritto completamente da te…

Sì, sono molto fiera del fatto che nessuno mi abbia mai scritto un testo, più che altro perché così il successo te lo vivi anche meglio: credo che sentire una folla che canta una cosa che hai scritto tu sia un po’ diverso dal sentire una folla che canta una canzone che ti ha scritto qualcun altro. Ovviamente non sto puntando il dito contro le persone che lavorano così, perché ognuno ha il proprio percorso artistico e ognuno si vive la musica a modo proprio, personalmente per me è un grande flex avere un album scritto interamente da me.

Quanto ci hai messo a scriverlo?

Non ricordo quali sono stati i primi pezzi scritti, posso dirti che sono stati tutti fatti nell’ultimo anno.

Quindi hai lasciato fuori un sacco di roba che avevi scritto?

Sì, in quest’ultimo anno mi sento veramente in modalità God, cioè sento di stare facendo cose che mi piacciono di brutto. In quest’ultimo periodo sono veramente tanto motivata e tanto felice, ultimamente sto veramente dando tutto, perché voglio tutto.

Inizialmente eri stata snobbata perché aveva raggiunto la fama grazie a TikTok…

Sì, tutti dicevano “Tik Tok è da ragazzine”, “Tik Tok è da bambini” e intanto adesso tutti pagano per farsi sponsorizzare su Tik Tok, perché se la musica non va lì, non va.

Tra l’altro sei stata una delle prime ad affiancare musica e immagine…

Questa cosa l’ho fatta inconsciamente perché sono della generazione nata e cresciuta sui social e quindi so tutto, so cosa funziona e cosa non funziona, come se avessi un po’ studiato, ma in realtà è semplicemente l’esperienza. Quindi credo di avere un bel connubio di immagine e canzoni e di fare un bel lavoro sui social, credo di saperli gestire molto bene e penso che si veda il riscontro.

Come è nata 30°?

È nata quando fuori non facevano 30 gradi, innanzitutto. Una sera ero a casa a Milano e avevo voglia di fare un tormentone estivo tipo Vetri neri ma volevo che fosse solista, quest’anno, così avevo il beat di questo producer francese che ne fa un sacco con cassa dritta, melodici, che mi piacciono molto, su cui io vado molto liscia. Su questo tipo di beat i pezzi mi vengono molto facilmente, ne avevo una sfilza e questo, in particolare, si chiamava Puta Mama e mi ha dato questo input perché avevo voglia di fare questo tormentone estivo e ho immaginato questa voglia di divertimento e mi sono messa a lavorare su questa hit mentre avevo il riscaldamento in casa. Mi sono immedesimata nel pezzo estivo e mi è venuta questa cosa, ti giuro è arrivata in modo molto naturale, però credo che la cosa catchy, che ti rimane, è quel “ah-aaaahh”, e quando l’ho mandata ai producer con cui lavoro me l’hanno confermato.

Che tipo di esperienza è stata I Got it negli Stati Uniti e quanto ti senti più vicina a quel mondo, musicale e d’immagine americano?

È stata una figata, io il sogno americano l’ho sempre avuto, da quando ero più piccola e ne ho memoria, ho sempre sognato di andare in America, per tante cose, e realizzarlo e fare un video musicale lì è stata la realizzazione di un sogno.

A proposito di sogni, l’altra sera sei stata sul palco di San Siro, quali sono i tuoi?

Quello è stato un grande traguardo, per ora spero che il disco vada bene e venga capito e apprezzato da tutti.

Anche riuscire a restare nel game e fare qualcosa per continuare a far restare la scena in cima ai gusti dei ragazzi, potrebbe esserlo, no?

Certo, io spero di diventare un’icona di questo mondo, perché ho sempre stimato e amato tantissimo le icone della scena e quindi quando era anche più ragazzina avrei voluto vedere una Anna. Mi metto nei panni delle mie fan e spero di essere un esempio per tante ragazze, di dare loro ispirazione.

In BBE (Best Bitch Evere) usi la parola bitch per riappropriartene, cercando di toglierle quella patina negativa che le danno i colleghi maschi, perché è importante?

Esattamente, magari adesso smetteremo di sentire “sei una bitch in modo negativo”.

Dopo il successo di Bando come si riesce a restare coi piedi a terra?

Sicuramente ho dato tutto quello che potevo dare, mi sono tanto allenata in studio, perché tenere l’asticella alta non è facile quando parti con un successo così grande e poi comunque devi sapere tenere il passo. Penso di essermi allenata tanto musicalmente e di essere cresciuta tanto anche come persona, ma ho ancora tanto da dimostrare, non mi sento assolutamente arrivata, e spero di poter dimostrare sempre meglio e sempre di più.

Preferisci scrivere a casa o stare in studio?

A casa, tutta la vita.

Come mai?

Ho il mio studio a casa, ho lì il mio setup, il mio computer, ed è lì che ho scritto tutte le hit più grandi: 30°, per esempio, come ti dicevo, l’ho scritta lì.

E come nasce una canzone come quella, da una rima, da cosa?

Dal fatto che ho voglia di fare un pezzo estivo, divertente, un pezzo che rimanga nell’estate, a cui le persone possano affezionarsi, associarci un’estate e nasce da quella voglia di comunque fare una canzone leggera per far divertire le persone, sapendo che poi arriverà comunque un album in cui ci sono più pezzi introspettivi, insomma, bilanciare le due cose.

E della parte introspettiva cosa ti piace raccontare? Nell’album, per esempio, parli di amore tossico.

Sicuramente una vera baddie è forte, ha un’armatura, però sotto quella armatura ci sono tante insicurezze, dubbi, fragilità e mi piace comunque avere questa doppia sfaccettatura di ragazza strong che però ha comunque quel lato sensibile e non ha paura di mostrarsi fragile.

E trovi riscontro da queste fan?

Quando uscirà il disco tante ragazze si ritroveranno anche nei pezzi un po’ più introspettivi, un po’ più personali, so che c’è bisogno di dare una voce a tante cose perché le ragazze non hanno dei testi in cui si ritrovano: i rapper non trattano di problemi da ragazze, invece io mi sento di aver trattato dei temi che le ragazze non avevano mai sentito in pezzi di donne. A meno che non siano dei pezzi Pop.

Condividere.
Exit mobile version