Abbandono, trascuratezza emotiva, assenza di ascolto, fino ad arrivare a intimidazioni verbali, punizioni fisiche, omicidi. Ogni giorno milioni di adolescenti nel mondo crescono in ambienti incapaci di offrire cura, attenzione e protezione, ma non solo: spesso sono vittime di violenze che partono da chi dovrebbe proteggerli.
Secondo i dati raccolti dall’Unicef e riportati nell’”Adolescents Data Portal 2024″, in 83 dei 91 Paesi analizzati, oltre la metà degli adolescenti tra i 10 e i 14 anni è stata sottoposta a forme di disciplina violenta nel 2024. Realtà come “Fondazione Asilo Mariuccia” sono in prima linea per “spezzare il ciclo del disagio e della violenza”, fornendo un percorso di accoglienza, sostegno e formazione a ciascuno dei ragazzi che arriva in struttura: “E lo facciamo partendo da ciò che spesso manca: il rispetto dell’identità di ciascuno. Questo progetto è una sfida culturale tanto quanto sociale: dimostrare che nessun ragazzo è irrecuperabile, se trova adulti capaci di crederci davvero”, dichiara Emanuela Baio, presidente della Fondazione Asilo Mariuccia.
Unicef (Getty)
In alcuni Stati, la percentuale supera il 90%. Anche la violenza letale è una realtà: l’OMS segnala che ogni 13 minuti un minore muore per omicidio, con circa 40.000 vittime all’anno e un’incidenza maggiore nei maschi tra i 15 e i 19 anni. Le conseguenze della violenza, anche per chi sopravvive, sono gravi e durature: ansia, depressione, dipendenze, comportamenti a rischio e scarso rendimento scolastico.
Prevenire è possibile. Secondo l’OMS, infatti, esistono misure che possono ridurre la violenza fino al 50%, come il sostegno alla genitorialità, gli interventi scolastici per lo sviluppo di competenze sociali, servizi sanitari e sociali a misura di bambino, leggi severe e la riduzione dei fattori di rischio (alcol, armi, insicurezza online). Alcuni paesi stanno già intervenendo ma resta ancora molto da fare: circa 9 bambini su 10 vivono in Paesi dove punizioni corporali, abusi e sfruttamento non sono pienamente vietati.

Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ((Ansa))
L’obiettivo 16.2 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che si propone di eliminare ogni forma di violenza sui minori entro la fine del decennio è, purtroppo, ancora lontano. Si pensi per esempio all’America Latina, dove vive meno del 10% della popolazione adolescente mondiale, ma in cui si concentra oltre il 40% degli omicidi giovanili.
In Italia, la violenza contro i minori – che si manifesta in contesti domestici o scolastici – è ancora sottovalutata e spesso non denunciata. Servono più formazione per gli adulti, servizi territoriali, assistenza psicologica e campagne di sensibilizzazione per superare una cultura che, in alcuni contesti, considera la violenza un mezzo educativo. In questo scenario si inserisce l’impegno della “Fondazione Asilo Mariuccia Onlus”, attiva dal 1902 nel sostegno a donne e minori in difficoltà, con circa 290 persone assistite ogni anno. Emanuela Baio, presidente della Fondazione: “I dati parlano chiaro: numeri che richiamano con forza la responsabilità collettiva di proteggere i più vulnerabili e di creare spazi sicuri e opportunità di recupero. In questo contesto si inserisce ‘Un Porto Nuovo’, un progetto con cui ci impegniamo non solo ad accogliere, ma anche ad agire concretamente ogni giorno per spezzare il ciclo del disagio e della violenza”.
Bullismo (Getty/ foto archivio)