Decollo difficile per la produzione dei vini dealcolati in Italia. Lo scorso dicembre il ministro Lollobrigida ha varato un primo decreto che ne autorizzava la produzione in Italia (i produttori italiani dovevano recarsi all’estero, in particolare in Germania e Spagna) ma senza però sciogliere alcuni nodi tecnici dalle cui soluzioni dipendono gli investimenti delle cantine italiane.
Il nuovo decreto
Ora, col nuovo decreto Masaf firmato dal ministro Lollobrigida lo scorso 14 maggio alcuni di quei chiarimenti sono arrivati , tuttavia, resta sul tavolo la tematica fiscale che è previsto trovi un proprio assetto solo a partire dall’1 gennaio 2026. In questo modo molti produttori rischiano di perdere più di sei mesi perché fino all’1 gennaio non possono produrre dealcolati. Anzi peggio: solo le distillerie, poiché già detengono la licenza fiscale in quanto di produttore di alcol, possono produrli. In questo modo, e per sei mesi, si rischia di creare nel settore del vino dealcolato uno squilibrio di mercato tra diverse categorie di produttori.
L’appello dell’Unione italiana vini
E’ il senso dell’appello lanciato dall’Unione italiana vini al ministro Lollobrigida e al Governo, appello seguito inoltre dalla richiesta di una norma fiscale transitoria che consenta, a tutti, di partire subito con la produzione per questo nuovo, promettente, segmento di mercato.
Le problematiche denunciate
Ma andiamo con ordine: due le problematiche denunciate a inizio anno poi col decreto di maggio 2025. La prima problematica riguarda la produzione di vini spumanti dealcolati (si calcola che l’offerta di vini dealcolati al momento sia fatta per oltre il 90% di bollicine). Il primo decreto, infatti, ne impediva la produzione negli stessi stabilimenti nei quali si realizza vino convenzionale. Col nuovo provvedimento del ministro Lollobrigida la produzione di spumanti dealcolati sarà consentita anche all’interno di stabilimenti promiscui, a condizione che tale operazione sia preventivamente comunicata all’Ispettorato per il controllo della qualità e la repressione delle frodi (ICQRF).
L’altro importante nodo risolto dal decreto di qualche settimana fa è il superamento dell’obbligo di separazione degli stabilimenti. Le operazioni di dealcolazione, infatti, potranno essere svolte negli stabilimenti enologici esistenti, senza la necessità di predisporre impianti o locali esclusivamente dedicati alla produzione di vini low e no-alcohol. Tutti elementi, considerati dal mondo produttivo di grande importanza ma, purtroppo, non ancora sufficienti a sbloccare gli investimenti.