Presiederà il Conclave. Questo non è di per sé un vantaggio sugli altri, ma certamente lo rende più visibile, in un ruolo di “guida” che di fatto ha da tempo in Vaticano e che va oltre il suo ruolo di Segretario di Stato (ora formalmente decaduto). Il cardinale Pietro Parolin, 70 anni, veneto di Schiavon, diplomatico di lungo corso, nei dodici anni in cui è stato “primo ministro” della Santa Sede con Francesco ha sempre evitato di prevaricare il ruolo, e lo stesso Bergoglio non di rado lo ha un po’ messo di lato rispetto ad altri. Ma lui ha intrepretato il ruolo con discrezione, e questo gli ha permesso di non perdere mai il passo. Ora alla vigilia dell’apertura della Cappella Sistina i 133 cardinali votanti (quorum scende a 89) resta forse il candidato più forte alla successione di Francesco.
Anche Pio XII era stato eletto da Segretario di Stato, fatto molto raro
Un fatto non scontato, anzi. I segretari di Stato molto raramente sono stati eletti pontefici, fatta eccezione di Eugenio Pacelli nel 1939 che assunse il nome di Pio XII (lui era anche Camerlengo) , proprio per il loro ruolo di ufficiali di governo, una vita passati tra nunziature apostoliche e uffici interni, perolopiù con una scarsa esperienza pastorale, cioè la guida di una diocesi. E infatti Parolin non ha mai avuto questo incarico – il suo nome fu fatto più volte nel corso degli anni sia per Milano che in precedenza per Venezia – ma i tempi cambiano, e anche alcuni diplomatici – come è stato il suo caso – si muovono anche sul territorio pastorale, e acquisiscono esperienze sul campo di vario tipo.
Più tempo ai cardinali per conoscersi prima del Conclave
Due sono gli elementi che potrebbero favorirlo. Il primo è che lo conoscono tutti i cardinali. Infatti tra loro i 133 hanno avuto poche occasioni per frequentarsi, arrivano da luoghi anche molto lontani, spesso c’è una barriera linguistica, ed è per questa ragione che è stato deciso di far iniziare il conclave il 7 maggio anziché il 5, per dare più tempo ai contatti personali durante le congregazioni generali. L’altro è più politico: è considerato un moderato, e in quanto diplomatico ha comunque ha una discreta dose di prudenza, che alcuni reputano importante dopo il pontificato a forte connotazione innovatrice come quello di Francesco. Un “bergogliano di destra”, semplificano alcuni prendendo a prestito le categorie della politica, anche se non sarebbe l’unico con queste caratteristiche. Infine un elemento forte è la sua caratura internazionale – su tutte la grande stima da parte del governo di Pechino, assente ai funerali di Bergoglio – importante in una fase di forti tensioni geopolitiche.