Uranio sempre più fondamentale. Ma per vedere dei ritorni sugli investimenti fatti nella materia prima che sta alla base della produzione di energia nucleare bisognerà avere pazienza. Probabilmente tanta. Due i fattori che dovrebbero spingere, nel lungo periodo, gli investimenti in uranio: margini di crescita del prezzo del metallo (-20,1% nel 2024, +86,8% nel 2023) e l’importanza degli Small modular reactor (Smr) nelle “politiche” energetiche di Microsoft, Google e Amazon.

L’importanza dell’uranio

«Dopo un forte rally di oltre due anni – spiega Marco Mencini, head of research di Plenisfer Sgr -, l’uranio oggi attraversa una fisiologica fase di stabilizzazione dei prezzi, ma continuiamo a ritenere che sia all’inizio di un superciclo di lungo periodo. Non soltanto perché l’attuale prezzo dell’uranio è lontano dai record del passato, ma soprattutto per l’attesa di una domanda in crescita, rispetto a un’offerta che resta limitata».

Le tesi a favore del nucleare si basa poi su altri punti. «È fondamentale – sottolinea Gianluca Grassini, junior portfolio manager, Esg analyst di Decalia – per raggiungere i target fissati per il 2050 in quanto gioca un ruolo chiave nella riduzione di gas a effetto serra». Non solo. È una fonte di energia costante, che non dipende da fenomeni atmosferici volatili come sole e vento; questo è un punto chiave quando si parla di fornire energia ai datacenter perché questi hanno bisogno di un flusso di energia costante che eviti di fermare i server. «Solare ed eolico – continua Grassini – non possono assicurare questo perché le innovazioni in campo di energy storage non sono ancora cosi avanzate, per questo molte società tech stanno facendo accordi con utilities sul nucleare». Inoltre, è un’energia prodotta in larga quantità e in uno spazio relativamente piccolo rispetto ad altre fonti di energia.

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I rischi

Uno dei rischi maggiori nell’investimento nucleare riguarda le risorse umane. «Lo stop al nucleare post Fukushima in molti paesi – ricorda Grassini – ha allontanato molti ingegneri da questo campo, di conseguenza ora non solo mancano gli esperti del futuro ma in molti casi manca anche una struttura di istruzione in questo campo che difficilmente si puo ricostruire in poco tempo. Un altro rischio sono i tempi ed i costi di costruzione che si rivelano sempre ben distanti dalle previsioni fatte a inizio progetto. Infine, ci sono i rischi legati alla geopolitica attuale, il Kazakistan rappresenta il 43% della produzione di uranio attuale e la Russia controlla il 59% del mercato di uranio arricchito. In più – conclude Grassini – rimane sempre attuale il rischio di un nuovo disastro ambientale, sia per incompetenza/errore di alcuni tecnici, sia per un errore di guerra (in Ucraina si sta combattendo vicino ad una centrale nucleare). L’innovazione puo mitigare questi rischi, in modo particolare la tecnologia Smr e la fusione nucleare (che pero appare molto lontana)».

Gli Smr sono reattori modularizzabili, che permetterebbero una maggior flessibilità, minori tempi e costi di costruzione e l’accessibilità anche in aree piu remote. A oggi, però, ci sono soltanto due Smr operativi in Cina e Russia, mentre tutte le società orientali sono in fase di approvazione del design.

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