Per la scelta della scuola superiore non è più tempo di affidarsi al passaparola. È la prima raccomandazione che ci sentiamo di rivolgere alle famiglie chiamate a breve a iscrivere i loro figli in prima classe, utilizzando la finestra (dall’8 al 31 gennaio 2025) e la modalità (la piattaforma online Unica) decise dal ministero dell’Istruzione e del Merito con una circolare di fine novembre.
Sottolinearlo può sembrare quasi banale. Eppure molti genitori o i ragazzi stessi preferiscono ancora affidarsi ai “si dice” di chi, nel passato più o meno recente, ha già scelto un determinato istituto o un certo indirizzo anziché attingere a piene mani alla miriade di informazioni oggi a disposizione per compiere una scelta informata. Pensiamo solo agli open day che ogni scuola organizza da anni oppure al consiglio orientativo che arriva alla fine della terza media o ancora ai test di autovalutazione reperibili online e alle classifiche delle scuole che preparano meglio al lavoro o all’università. Come quelle realizzate, per l’undicesimo anno consecutivo, dal portale Eduscopio della Fondazione Agnelli, che il Sole 24 Ore pubblica integralmente, per tutte le principali province italiane, all’interno di una Guida di 96 pagine interamente dedicata alla scelta della scuola superiore.
Dove studiare
La pubblicazione, che sarà in edicola mercoledì 18 dicembre (a un euro più il prezzo del quotidiano), vuole aiutare tutti gli alunni coinvolti a rispondere a una delle due domande fondamentali per il loro futuro. E cioè: «Dove posso studiare?». Scorrerle significa scoprire, anche per i genitori, che a volte la buona istruzione si trova anche in periferia. Per cui non sempre ha senso costringere i propri figli a una vita da studente-pendolare già a quell’età solo per frequentare un istituto del centro. Con annesso il rischio di vedersi respinta la domanda ed essere indirizzati alla scuola indicata come seconda o terza scelta.
Che cosa studiare
Ma forse ancora più importante è il secondo quesito che dovrebbe balenare in testa a ciascun alunno: «Che cosa voglio studiare?». E qui ogni contributo che lo aiuti ad arrivare a una decisione consapevole e informata è ben accetto. A partire da chi un istituto lo dirige. Ecco spiegato perché anche quest’anno, per la stesura della Guida alla scelta della scuola superiore, abbiamo chiesto il supporto dell’Associazione nazionale presidi. Del resto, nessuno conosce le scuole italiane meglio di chi ci lavora quotidianamente, anche per aggiornare l’offerta formativa e adeguarla ai tempi.
La scuola che prepara al lavoro
Considerando poi che l’iscrizione alle superiori per alcuni studenti è solo una tappa di un percorso più lungo, perché magari proseguirà con l’università, mentre per altri potrebbe essere già il punto d’arrivo è pensando a questi ultimi che abbiamo deciso di dedicare un intero capitolo alla scuola che prepara al lavoro. Troppi ragazzi e ragazze continuano a scegliere il liceo. Ma sul mercato del lavoro l’appeal del loro diploma resta bassa, tant’è che – secondo le nuove rilevazioni fornite da Unioncamere su dati Excelsior, Mim e AlmaDiploma – se continua così nel 2028 avremo 64mila possibili lavoratori con maturità liceale in più rispetto agli sbocchi occupazionali. Ed è un dato da tenere a mente, perché è vero che dopo il liceo si tende a scegliere soprattutto l’università, ma i tassi di abbandono universitario restano a due cifre. Ben diverso è il quadro offerto da un diploma di istruzione tecnica o professionale. Tra il 2024 e il 2028 serviranno tra 182mila e 207mila lavoratori a fronte di circa 156mila giovani in uscita da questi indirizzi di studio. Vi sarà, pertanto, una carenza di diplomati tecnici e professionali che potrà variare tra 26mila e 51mila unità all’anno. Tale carenza di diplomati sarà più marcata negli indirizzi amministrazione, finanza, marketing (mancheranno 7-12mila unità), meccanica, meccatronica ed energia (8-10mila) e in quello socio-sanitario (6-8mila). Tutti dati da tenere a mente anche alla luce della filiera tecnologico-professionale (4+2) che dopo la sperimentazione del 2024/25 nel 2025/26 entra a regime.