La riforma interviene sul rafforzamento della capacità amministrativa, facendo ricorso alle risorse del programma nazionale Capacità per la coesione 2021-2027 (quasi 1,3 miliardi di euro), voluto e cofinanziato dalla Commissione europea e che prevede l’assunzione di qualche migliaio di funzionari nelle amministrazioni che gestiscono fondi europei, ma solo con contratti fino a dicembre 2026.

Previsti anche meccanismi di premialità ma anche la richiesta al governo di poteri sostitutivi nei casi in cui l’inerzia delle amministrazioni rischi di portare al disimpegno delle risorse europee. Il testo amplia la possibilità di utilizzare le risorse del Fsc per il cofinanziamento dei programmi europei (Fesr e Fse+).

Quanto alla piattaforma Step, nel ricordare che tutti i programmi nazionali e regionali possono essere rivisti entro fine agosto prossimo o in seconda battuta entro marzo 2025, la bozza del decreto destina 300 milioni del pon Ricerca e innovazione a progetti di investimento tra i 5 e i 20 milioni nei seguenti settori: digitale e deep-tech, tecnologie pulite, incluse quelle a zero emissioni nette, biotecnologie compresi i medicinali.

Da segnalare infine il ripristino parziale del “Fondo perequativo infrastrutturale”, per interventi in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna relativi a strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, acquedotti, a strutture sanitarie, assistenziali e scolastiche.


Gi.Ch.

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