Alcune soluzioni per uscire dall’Era fossile, ci sono, scrive Kolbert ed elenca: eolico offshore, solare, c’è perfino una sezione “elettrifichiamo tutto”: «Non uso mai la parola “soluzione” in relazione al cambiamento climatico. A questo punto non stiamo risolvendo il problema del clima; tutto ciò che possiamo fare è cercare di minimizzare i danni. L’eolico e il solare producono elettricità senza emettere anidride carbonica, che, come tutti sanno, è un gas a effetto serra. Se potessimo produrre tutta, o la maggior parte, della nostra energia con l’eolico e il solare e poi far funzionare anche, ad esempio, il nostro sistema di trasporto con l’elettricità, ridurremmo notevolmente le nostre emissioni di carbonio».
Nel libro molte sono le idee e i progetti per il futuro alcune, come le aziende Alia o Wright Electrics, hanno a che fare con il “sogno di Icaro”, il modo in cui voleremo ma, aggiunge Kolbert: «Credo che il progetto più promettente sia anche uno dei meno sexy: ovvero, le batterie ferro-aria. Se vogliamo ottenere la maggior parte dell’elettricità dall’eolico e dal solare, avremo bisogno di molte grandi batterie perché il vento non soffia sempre e il sole non splende sempre. L’azienda di cui parlo nel libro, la Form Energy, sta costruendo un impianto per la produzione di batterie ferro-aria in West Virginia».
Come trovare la narrazione giusta?
Le narrazioni ambientali e climatiche, a prescindere dalla politica, ci relazionano con il nostro domani: «Una delle difficoltà nel comunicare i pericoli del cambiamento climatico è rappresentata dai tempi lunghi. L’anidride carbonica che stiamo emettendo in questo momento continuerà a riscaldare il pianeta tra centinaia di anni, e una parte di essa continuerà a influenzare il clima tra migliaia di anni. Posso raccontare alla gente questi fatti, ma è chiaro che le persone rispondono alle storie piuttosto che alle statistiche. Abbiamo bisogno di narrazioni sul clima per aiutare le persone a capire quanto è in gioco».
Mentre il mondo conosce lo strascico delle guerre infinite e dei nuovi e vecchi negazionismi climatici, anche le democrazie rappresentative, occidentali, sono a rischio, lo stesso chiosa Kolbert, occorre ripartire da “nuove parole” per il contesto geo-politico in costruzione nel mondo, per questo la Premio Pulitzer ha scelto di ricominciare da un alfabeto: «Non volevo raccontare una sola storia sul clima, ma molte. Il problema ha varie cause e molte probabili conseguenze. E per affrontarlo in modo significativo dovremo agire su tanti livelli diversi. Non c’è una sola storia che possa comunicare tutto».
Viviamo su un pianeta complesso, che ha in sé molte storie singole, le quali a loro volta formano pluralità diffuse e, allo stesso tempo, uniche come l’organismo che le ospita. Habitat e esseri umani sono la stessa “cosa” ci fa riflettere Kolbert. Anche se, in realtà, a doverci salvare siamo, sempre e solo, noi.