BRUXELLES – Ancora una volta i Ventisette sono riusciti a rinnovare per altri sei mesi le sanzioni che colpiscono personalità ed entità russe, nel contesto dell’invasione dell’Ucraina. Per venire incontro almeno in parte alla richiesta dell’Ungheria, i nomi di quattro individui sono stati depennati dalla lista delle persone sanzionate. La vicenda conferma le perduranti difficoltà con Budapest, che appena una settimana fa si è rifiutata di appoggiare l’impegno comunitario a sostenere Kiev.
Il caso Fridman
Secondo fonti diplomatiche, l’Ungheria – che ha mantenuto finora legami cordiali con Mosca – aveva iniziato la trattativa in vista del rinnovo semestrale delle sanzioni chiedendo che fossero esentate dalle misure sanzionatorie nove personalità, tra cui Mikhail Fridman, un imprenditore russo di origine ucraina di 60 anni, la cui fortuna è stimata dalla rivista americana Forbes a 13,3 miliardi di dollari (12,2 miliardi di euro). La trattativa tra i Ventisette è durata giorni (le sanzioni venivano a scadere oggi).
Chi sono i quattro «depennati»
Il compromesso prevede che vengano depennate quattro personalità: Gulbakhor Ismailova, sorella dell’imprenditore Alisher Usmanov, il tycoon Viatcheslav Moshe Kantor e il ministro russo dello Sport Mikhail Degtyarev. La quarta persona, l’imprenditore Vladimir Rashevsky, è stato tolto dalla lista delle persone sanzionate perché mancava la fondatezza giuridica per imporle sanzioni. Altre tre persone sono state depennate perché nel frattempo decedute. La lista include circa 2.400 individui ed entità.
Pressione sul Cremlino ancora alta
Il rinnovo delle sanzioni permette all’Unione europea di mantenere la pressione sul Cremlino, in un momento in cui Washington sta cercando di trovare un accordo con Mosca in vista di un cessate-il-fuoco in Ucraina. La vicenda però ha sottolineato le perduranti difficoltà con l’Ungheria. Come detto, Budapest in occasione di un vertice il 6 marzo scorso si è rifiutata ad appoggiare l’impegno comunitario a sostenere l’Ucraina nella sua guerra contro la Russia (si veda Il Sole/24 Ore del 7 marzo).
L’ipotesi articolo 7
Si respirano sentimenti ambivalenti nei confronti di Budapest. Molti paesi sono esasperati dal dover sottostare alle minacce di veto ungheresi tutte le volte che le decisioni richiedono l’unanimità dei Ventisette. Alcuni diplomatici ritengono sempre più probabile l’uso dell’articolo 7 contro Budapest, che avrebbe la conseguenza di congelare i diritti di voto del paese. Altri notano invece che dopotutto l’Ungheria cerca sempre il compromesso. «Molto dipenderà da fin dove si spinge», spiegava nei giorni scorsi un diplomatico.