BRUXELLES – Da qui alla fine del 2026 la Commissione europea intende mettere mano alle perduranti barriere che ancora oggi, a 30 anni dalla nascita, ostacolano la libera circolazione delle merci e dei servizi nel mercato unico. L’obiettivo è di rendere l’Unione europea più autonoma, meno dipendente dalle esportazioni, in un contesto di protezionismo crescente. Tra le altre cose, Bruxelles vuole semplificare le incombenze amministrative delle medie società.
Nuovo corso per le mid-caps
«Vogliamo facilitare la vita alle cosiddette mid-caps, ossia le società europee di media grandezza che hanno tra i 250 e i 750 dipendenti. Tra le altre cose vogliamo attribuire loro le esenzioni attualmente concesse solo alle piccole imprese, per esempio nell’ambito dell’applicazione del regolamento sulla privacy, noto con l’acronimo Gdpr», ha spiegato il commissario al Mercato unico Stéphane Séjourné, 40 anni, in una conversazione con alcuni giornali europei tra cui Il Sole/24 Ore.
Secondo l’uomo politico francese, «molte piccole società non sono volute crescere in questi anni per non cadere nell’ambito di applicazione di alcuni testi legislativi che avrebbero imposto loro particolari obblighi». La Commissione europea vuole quindi rimettere mano a una manciata di testi legislativi. «C’è già un accordo con le principali forze politiche del Parlamento per effettuare delle modifiche chirurgiche e facilitare la vita delle mid-caps». Queste sono oggi 38mila.
Il piano d’azione
Presentato oggi, mercoledì 21 maggio, il piano d’azione per rivitalizzare il mercato unico e abolire barriere alla libera circolazione prevede una serie di proposte legislative, da qui al 2026. «So bene che altri commissari prima di me hanno voluto mettere mano al protezionismo dei mercati nazionali», ha spiegato il commissario Séjourné. «Questa volta però la nostra strategia è diversa, non più orizzontale, ma verticale e settoriale». L’obiettivo è di usare appieno lo strumento del mercato unico, che nei fatti può rivelarsi un volano di competitività.
Secondo una relazione del Fondo monetario internazionale, «il costo medio per vendere beni nei paesi membri dell’Unione europea equivale a una tariffa di circa il 45%, mentre negli Stati Uniti l’equivalente è di circa il 15% (…) Per i servizi esistono barriere ancora più elevate, con un equivalente tariffario stimato al 110%, in media». Più in generale, le differenze normative tra i paesi membri limitano la proiezione europea delle piccole aziende.