Ma non è finita. Il Wall Street Journal ha risolto il giallo del vertice lasciando aperti molti interrogativi: il briefing, stando ad alcune fonti, è stato in realtà ripensato in fretta proprio perché era venuto alla luce, eliminando componenti top secret che minacciavano oltretutto di sollevare timori di sicurezza nazionale visti gli stretti e amichevoli rapporti di Musk con la Cina, dove ha la principale fabbrica Tesla.

Musk ha autorizzazioni di sicurezza ma non è né nelle gerarchie di comando, né tra i consiglieri militari per avere diritto a briefing sui segreti militari più gelosamente custoditi. Comunque sia, seppur depotenziato, l’incontro ha allungato nuove e dense ombre sui conflitti d’interesse di Musk: il suo impero ha ingenti contratti con il Pentagono, stimati in 22 miliardi di dollari, soprattutto attraverso SpaceX, e informazioni riservate lo avvantaggiano sui concorrenti.

Conflitti d’interesse di Musk e proteste contro Tesla

Il passo falso al Pentagono è soltanto uno dei nodi venuti al pettine per il patron di Tesla. Mercoledì sono in programma manifestazioni di piazza contro la casa automobilistica, forse 500 su scala internazionale. Il Salone internazionale del settore di Vancouver ha cancellato eventi legati al marchio citando preoccupazioni di sicurezza.

Mentre la società specializzata Edmunds ha stimato che le restituzioni di veicoli targati Musk a marzo hanno ormai fatto segnare un massimo storico, «la più elevata quota di sempre» nei trade in, scambiati per altri marchi: rappresentavano, già a metà mese, l’1,4% del totale delle vetture restituite contro lo 0,4% di un anno fa. In calo dell’,1,8% è anche l’interesse dei consumatori per nuovi modelli Tesla, sceso ai minimi dal 2022.

«Cambiamenti nell’atteggiamento dei consumatori creano opportunità per case storiche e startup», ha incalzato Jessica Caldwell di Edmunds. E Dan Ives di Wedbush Securities, da sempre rialzista su Tesla, ha denunciato un «tornado» di danni e «frustrazione alle stelle» per gli investitori dopo che il valore del marchio, stando a Brand Finance, era già caduto del 26% nel 2024.

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