Storie Web giovedì, Aprile 25
Notiziario

Completate dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, le terne commissariali per le amministrazioni straordinarie di Acciaierie d’Italia e di Ilva. Nella prima, a Giancarlo Quaranta che il ministro Adolfo Urso aveva nominato nei giorni scorsi, si affiancano Giovanni Fiori, esperto di corporate governance e internal auditing, e Davide Tabarelli, presidente di Ne Nomisma Energia ed esperto di tematiche ambientali. In Ilva in amministrazione straordinaria, invece, rimane il commissario Alessandro Danovi, esperto di risanamento d’impresa, gestione dell’insolvenza e operazioni straordinarie, ed entrano Francesco di Ciommo, esperto in diritto bancario e finanziario, delle crisi di impresa, amministrativo e societario, e Daniela Savi, esperta in gestione della crisi d’impresa e in materia fiscale. Di Ciommo e Savi prendono il posto di Francesco Ardito e Antonio Lupo che si sono dimessi ed erano stati nominati nella primavera del 2018 dall’allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, prendendo il posto della terna Gnudi, Laghi e Carrubba che aveva gestito la gara per la vendita degli asset dell’Ilva, poi andati a giugno 2017 ad ArcelorMittal Italia, che ad aprile 2021 diverrà Acciaierie d’Italia con l’ingresso della società pubblica Invitalia.
L’amministrazione straordinaria di Ilva esiste da gennaio 2015 ed ha la proprietà degli impianti e degli stabilimenti, tra cui quelli di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi. L’amministrazione straordinaria di Acciaierie, invece, esiste solo da pochi giorni e il 29 febbraio è diventata ufficiale con il riconoscimento dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Milano. Al contrario di Ilva in as, Acciaierie in as non dispone di beni in proprietà, tant’è che nel decreto legge approvato il 29 febbraio dalla commissione Industria del Senato è stato previsto che possono andare in amministrazione straordinaria le imprese insolventi che presentino “concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali”, ma, oltre alla disponibilità dei complessi aziendali, da cedere in un secondo momento per ricavare le risorse con cui pagare i creditori, sono ammessi anche i contratti e i diritti, “anche di natura obbligatoria, aventi a oggetto, in tutto o in parte, gli stessi complessi aziendali”. Una fattispecie che calza su Acciaierie, che non ha beni propri ma solo il contratto di fitto con Ilva in amministrazione straordinaria. Le due amministrazioni straordinarie, come ha chiesto il ministro Urso, dovranno ora collaborare tra loro.
Un primo tema che si porrà per l’amministrazione straordinaria di Acciaierie è chiedere a quella di Ilva una proroga del contratto di fitto. Secondo l’accordo di marzo 2020, Acciaierie avrebbe dovuto acquisire gli asset industriali da Ilva entro fine maggio 2022, ma questa data saltò in quanto fu chiesto, come condizione preliminare, il dissequestro degli impianti alla Magistratura, ma dalla Procura e dalla Corte d’Assise arrivò un doppio no in quanto il piano di messa a norma ambientale non era stato ancora completato. La cessione fu quindi fatta slittare di due anni: maggio 2024. Adesso il piano ambientale, stando alle assicurazioni di Acciaierie, è stato ultimato ad agosto 2023 e sono poi intervenute delle norme, all’interno del decreto “Salva Infrazioni”, che prevedono la possibilità di acquisire gli asset e continuare la produzione anche in presenza del sequestro (a Taranto gli impianti sono sequestrati con facoltà d’uso per i reati ambientali) e di conferma della confisca in Corte di Cassazione (attualmente è stata stabilita nel processo di primo grado in Corte d’Assise). Solo che, pur essendo cambiato il quadro di riferimento, a fine maggio non ci sarà alcun acquisto degli asset da parte di Acciaierie d’Italia sia perché la società è in amministrazione straordinaria, sia perché prima del ritorno al mercato, occorrerà riorganizzare l’azienda e intervenire sulle diffuse criticità, anche impiantistiche, che presenta.
La nomina degli altri due commissari in Acciaierie è positivamente valutata dai sindacati. Dichiara Rocco Palombella della Uilm: “Ora Quaranta non è solo. I commissari sono al completo e possono partire per una sfida epocale: riuscire a rimettere l’ex Ilva in una condizione normale, salvaguardo i posti di lavoro e avviando un piano di decarbonizzazione. Il Governo deve dare il suo supporto affinché i commissari abbiano le leve finanziarie e non solo, per poter salvare l’Ilva”. Aggiunge Loris Scarpa della Fiom Cgil: “La compagine è completa e si può entrare nel merito delle questioni. Occorre raggiungere un accordo per la ripartenza per mettere in sicurezza gli impianti, i lavoratori e creare le condizioni ambientali adeguate per rilanciare la produzione. È necessario fare presto, serve ridare liquidità all’azienda, altrimenti gli impianti rischieranno di fermarsi”.

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