Storie Web venerdì, Novembre 14
Notiziario

Per i dipendenti pubblici la manovra 2026 prevede l’anticipo di tre mesi nel pagamento del TFS/TFR e delle altre indennità di fine servizio in caso di pensionamento per limiti di età o di servizio. Che produce come effetto collaterale la perdita di 750 euro, ovvero del beneficio della detassazione dell’1,5% per i trattamenti liquidati dopo almeno 12 mesi dalla cessazione del servizio entro il limite di 50mila euro, come denuncia la Cgil.

La detassazione va dall’1,5% al 7,5% in base ai tempi di differimento della liquidazione

 Con l’articolo 44 del Ddl di Bilancio la prima rata del TFS/TFR viene corrisposta dopo 9 mesi (invece di 12), impedendo ai lavoratori coinvolti di maturare il diritto alla detassazione del 1,5% introdotta dall’articolo 24 del decreto-legge n. 4/2019 per i pagamenti effettuati oltre il dodicesimo mese. La detassazione serviva a compensare parzialmente il danno economico derivante dai lunghi tempi di differimento della liquidazione, e l’intervento del governo in legge di Bilancio è stato probabilmente una risposta al pronunciamento della Corte Costituzionale che con la sentenza n. 130/2023 aveva ammonito il legislatore ad intervenire sulla disciplina del TFS/TFR dei dipendenti pubblici per rimuovere una disparità considerata irragionevole e potenzialmente lesiva dei principi costituzionali di uguaglianza, proporzionalità della retribuzione e tutela invecchiamento.

La detassazione opera sotto forma di riduzione dell’aliquota Irpef per un importo crescente con il protrarsi del differimento: 1,5% di riduzione per i TFS corrisposti dopo almeno 12 mesi dalla cessazione del rapporto; 3% per importi liquidati dopo almeno 24 mesi; 4,5% per importi liquidati dopo almeno 36 mesi; 6% per importi liquidati dopo almeno 48 mesi; 7,5% per importi liquidati dopo almeno 60 mesi.

Cgil: in una sola annualità circa 22,6 milioni di euro di maggior gettito fiscale

 «La Corte auspicava un intervento correttivo strutturale, capace di ridurre in modo significativo i tempi di corresponsione e di riequilibrare il trattamento rispetto al settore privato – spiega Ezio Cigna, responsabile politiche previdenziali Cgil -. L’intervento in manovra non affronta i nodi strutturali del differimento, produce un effetto economico sfavorevole perché a seguito dell’anticipo introdotto dall’articolo 44, ogni lavoratore che non raggiunge più i 12 mesi di differimento perde automaticamente i 750 euro di detassazione previsti dalla normativa vigente. Considerando che secondo la relazione tecnica sono 30.122 le pensioni di vecchiaia liquidate a dipendenti pubblici, per lo Stato si profilerebbe un maggior gettito fiscale stimabile in una sola annualità in circa 22,6 milioni di euro. In pratica l’anticipo di tre mesi della Legge di Bilancio 2026 è interamente finanziato attraverso la sottrazione del beneficio fiscale previsto nel 2019».

Da notare che la relazione tecnica alla Manovra stima un maggior onere per il 2027 pari a 321 milioni di euro (lordo) e 272 milioni (netto), dovuto all’anticipo di tre mesi.

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