Non crede che quello a Matteo Salvini sia stato un processo politico. E neppure che la magistratura tenti di sconfinare dal suo ruolo. Giuseppe Tango, giovane magistrato del lavoro di Palermo, presidente della Giunta dell’Anm, è tra i pochi a rispondere a chi, all’indomani dall’assoluzione del leader della Lega Matteo Salvini per il caso Open Arms, accusa la Procura di Palermo di aver messo su un processo politico. “La sentenza – spiega – dimostra, senza alcun dubbio e a dispetto delle polemiche, intanto che non esiste una magistratura giudicante appiattita su quella requirente e dunque che quello della separazione delle carriere è un falso problema che, peraltro, non risolverebbe le vere questioni della giustizia italiana. E, poi, che non c’è alcun piano da parte nostra di interferire nella vita politica del Paese”. 

Il leader della Lega Matteo Salvini con l’avvocato Giulia Bongiorno dopo la sentenza del processo Open Arms, Palermo, 20 dicembre 2024 (Ansa)

“Sento parlare della necessità di separare Pm e giudice il giorno dopo una sentenza che prova plasticamente l’autonomia dei giudicanti, mi sembra davvero un’assurdità”, prosegue. Anche perché, ragiona Tango, un processo come quello a Salvini si sarebbe fatto comunque anche in regime di carriere separate. E alla domanda sul perché il ministro della Giustizia Nordio parli di processo fondato sul nulla criticando anche la decisione del Senato di concedere l’autorizzazione a procedere per il vicepremier imputato di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona, risponde: “I motivi chiedeteli a lui, certo almeno questa volta se la prende anche con la politica”. 

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio (Ansa)

Di commentare la sentenza Tango non ha alcuna intenzione. “Non è nostro costume entrare nel merito delle decisioni specie prima di conoscerne le motivazioni”, dice. Quel che però si sente di sottolineare è il clima che si è creato attorno al processo. Un clima polemico e a tratti violento se si pensa che, dopo la requisitoria con cui i Pm hanno chiesto la condanna del leader leghista a 6 anni, si è scatenata una campagna social pesantissima contro la Procura. “Allora come Anm esprimemmo solidarietà ai colleghi”, spiega, ricordando che a una delle magistrate del pool, Giorgia Righi, venne addirittura assegnata la scorta. “Certe ingerenze e certi attacchi a processo in corso – spiega Tango – minano la serenità dei magistrati che comunque tentano di fare il loro lavoro con coscienza e giudizio”. 

Open Arms (Tg1)

Un problema di cui, secondo il presidente dell’Anm, dovrebbero farsi carico esponenti istituzionali, politici e anche la stampa. “Si dovrebbe stare attenti a non alimentare certe tensioni, perchè chi è chiamato a decidere possa farlo serenamente”, auspica. Tango non vuol parlare di scontro con la politica. “La magistratura non si scontra con nessuno – spiega – piuttosto è vittima di aggressioni quotidiane pur continuando a fare il suo dovere in silenzio e in nome del popolo italiano”. “Noi chiediamo in definitiva solo di essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio il nostro dovere, esclusivamente a servizio del cittadino e di certo creare pressioni indebite su chi deve poi giudicare, sovente accompagnate da attacchi alle singole persone dei magistrati e non fornire mezzi adeguati (basta vedere cosa è successo in questi giorni con i disservizi del processo civile telematico) non aiuta in tal senso”, conclude. Parole chiare, mentre i Pm del processo Salvini scelgono il silenzio. E valutano il ricorso in appello. Una strada verosimilmente obbligata, anche se per la decisione finale è necessario attendere le motivazioni della sentenza. 

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