Stellantis resta, ma sarà un anno difficile. Sceglie però un rapporto “prioritario” con l’Italia, promettendo sviluppo e conservazione dei posti di lavoro. 

“Il treno della storia non si ferma due volte”. Lo ha detto al tavolo Stellantis convocato al Mimit Jean Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo. Un treno da 2 miliardi di investimenti per l’Italia nel solo 2025, un incremento di 6 miliardi di acquisti dai fornitori che operano nel nostro Paese, una crescita produttiva del 50% nel 2026, un piano di produzione specifico per ogni sito che arriverà al 2032-33 e l’obiettivo di coprire l’80% del mercato europeo. Questi alcuni punti salienti del piano per l’Italia presentati ieri da Imparato al tavolo, alla presenza dei sindacati e delle associazioni di categoria, ai quali il manager ha assicurato che tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi, anche se il 2025 “sarà un anno duro, tosto”. 

Jean-Philippe Imparato, responsabile europeo Stellantis (Alfa Romeo)

Nessun contributo pubblico richiesto

Un aspetto che Imparato ci ha tenuto a chiarire è che “il piano di Stellantis non prevede aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie”. Del resto, ricorda Imparato, “Stellantis è il gruppo industriale che ha investito di più in Italia: 10 miliardi tra il 2021-25, che salgono a 40 se si considerano anche gli acquisti da fornitori operanti nel Paese”. “Il tempo è venuto per noi di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa”, è stata la rassicurazione di Imparato, che è “il responsabile con pieni poteri per sviluppare questo piano per l’Italia”, ci ha tenuto a sottolineare Adolfo Urso nella conferenza stampa dopo la conclusione del tavolo. Una delle chiavi di volta del piano, che dovrebbe consentire la crescita produttiva e dunque la sopravvivenza di stabilimenti e posti di lavoro, è l’apertura all’ibrido accanto alle auto elettriche

Stellantis, lo stabilimento di Mirafiori resterà centrale nelle politiche di sviluppo del gruppo

Stellantis, lo stabilimento di Mirafiori resterà centrale nelle politiche di sviluppo del gruppo (ANSA)

Torino resterà centrale. Per gli stabilimenti la “svolta ibrida”

A Torino, che “resterà centrale” nel piano di Stellantis, è prevista per esempio la produzione ibrida per l’attuale 500 da fine 2025, accanto alla nuova generazione di 500 confermata fino al 2032-33. Anche i modelli che saranno prodotti a Melfi saranno anche ibridi, non solo elettrici, e questo consentirà di triplicare i volumi. Altra novità, questa volta a Pomigliano, è che accanto all’attuale Pandina, che arriverà al 2030, ce ne sarà una di nuova generazione. Sempre nel sito campano verrà installata, dal 2028, la nuova piattaforma Stla Small, su cui è previsto di produrre almeno 2 nuovi modelli compatti. Una notizia che sta particolarmente a cuore al management di Stellantis. “Il Piano Italia dà riscontro alle nostre istanze”, ha commentato Urso. Assieme al ministro, al tavolo c’erano anche il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, a testimoniare l’impegno del governo per il rilancio del gruppo e dell’intero automotive in Italia, mentre nel resto d’Europa e del mondo infuria la tempesta perfetta della crisi. 

Il ministro delle imprese e made in Italy, Adolfo Urso ( ansa)

Il governo fa la sua parte con attenzione all’indotto

Sul fronte del governo, l’impegno verso il settore dell’automotive è stato di destinare al settore 1,6 miliardi nel triennio 2025-27, di cui una grossa parte nel 2025, pari a 1,1 miliardi. Nella manovra di quest’anno, infatti, rispetto al taglio previsto viene rifinanziato il Fondo automotive con ulteriori 200 milioni sul 2026 e 200 milioni sul 2027 (arrivando quindi a 400 milioni per ciascun anno), oltre ai 200 milioni del 2025, che rimangono invariati. A questo bisogna aggiungere i 500 milioni di risorse del Pnrr per i contratti di sviluppo dei settori in transizione, più 100 milioni di residui del 2024. Le risorse immediatamente impiegate nel 2025 saranno destinate a contratti di sviluppo, mini-contratti di sviluppo e accordi per l’innovazione, come ha spiegato il Mimit. Restano così 500 milioni di euro svincolati, in attesa di capire come va il mercato, se serve un rifinanziamento e se bisogna rivolgere le risorse altrove. 

Queste risorse non saranno destinate alla cassa integrazione, precisano dal Ministero, bensì interamente all’industria, in particolare alla componentistica, ma non all’ecobonus. La ministra Calderone, dal canto suo, ha assicurato che l’impegno “è tutelare i lavoratori degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis e ovviamente dell’indotto, attraverso le risorse nazionali e anche quelle comunitarie”. 

Protesta dei lavoratori fuori dalla fabbrica Stellantis a Pomigliano D’Arco, Italia, 6 dicembre 2024 (Ansa)

I sindacati: “Per ora solo promesse”, ma per la Cisl “c’è un cambio di passo”

I sindacati, in ogni caso, rimangono cauti. “Siamo realisti e gli annunci non risolvono le nostre preoccupazioni sul futuro. Fino a quando le parole non si tradurranno in fatti concreti, con l’avvio delle produzioni e la piena occupazione, per noi la vertenza non è chiusa”, hanno dichiarato i vertici della Uilm presenti al tavolo. E anche dalla Fiom assicurano che “la mobilitazione continuerà”. Maggiore apertura è arrivata invece dalla Fim, che evidenzia, “finalmente, un cambio di passo e nuovi investimenti”. 

Per il segretario della Cgil Maurizio Landini, “il governo ha tagliato 4,6 miliardi del fondo automotive e non li ha rimessi: questo taglio è stato fatto. E se oggi c’è qualche novità, non è sufficiente, riguarda qualche stabilimento, ma oggi siamo di fronte al fatto che la Gigafactory non è detto che ci sia e che a Mirafiori le risposte non sono state date. L’unica cosa certa è che nel 2025 ci sarà ancora cassa integrazione”. “L’incontro di oggi su Stellantis – ha proseguito il segretario generale del maggior sindacato italiano – c’è stato perché c’è stato sciopero in tutti gli stabilimenti, altrimenti non c’era, compreso l’ultimo sciopero fatto a Pomigliano. Sarebbe ora di ascoltarli i lavoratori e andare a prendere i soldi colpendo l’evasione fiscale. E’ il momento di cambiare il nostro modello sociale, di questo parlo quando parlo di rivolta sociale”.  

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