“La crescita della produttività europea è scesa a circa la metà del ritmo statunitense e quasi tutta la divergenza è emersa dal settore tecnologico” e ora “questo schema si ripete con la rivoluzione” dell’AI. Lo scorso anno “gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli fondamentali, la Cina 15, l’Unione europea solo tre”, ha ricordato. L’andamento “si osserva in molte altre tecnologie di frontiera” dove “numerose innovazioni significative e investimenti privati avvengono al di fuori dell’Europa”.
“Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie su larga scala, l’Europa rischia un futuro di stagnazione”, ha sottolineato. Per l’ex presidente del Consiglio e della Bce “oggi la tecnologia rimane il principale motore della prosperità” ma “le economie avanzate non possono più fare affidamento soltanto sul lavoro e sul capitale per sostenere la crescita come un tempo rendendo la tecnologia semmai ancora più centrale per la prosperità futura”. E la crescita resta fondamentale.
