Non ha mai superato il 3,5% delle “spese finali” dello Stato, ma in 10 anni è lievitato di oltre 11,3 miliardi, al netto dei vari rifinanziamenti delle missioni internazionali di pace e dei contributi del ministero delle Imprese e del made in Italy sul lato degli investimenti. Il budget del ministero della Difesa mostra sostanzialmente una lenta crescita, rimanendo però lontano dal livello raggiunto da altri partner europei e non consentendo di centrare l’obiettivo della destinazione al settore del 2% del Pil fissato dalla Nato quando ancora l’attuale conflitto russo-ucraino non era minimamente ipotizzabile. Un obiettivo, peraltro, destinato a salire nei prossimi mesi attorno al 3%. Al momento, mentre è in discussione il piano europeo von der Leyen per la difesa, il target italiano per il 2025 è dell’1,57% del Pil: lo 0,3% in più di quello del 2024, ma ancora distante quasi 10 miliardi dall’obiettivo Nato.

Le misure in manovra

Un target che tiene conto delle misure inserite nell’ultima manovra economica approvata dal Parlamento. Che portano la dotazione finanziaria per quest’anno a disposizione del dicastero guidato da Guido Crosetto a oltre 31,298 miliardi: 2,114 miliardi in più di quella per il 2024 (+7,2%), che risultava già di quasi 10 miliardi superiore a quella di dieci anni fa: i 19,981 miliardi del 2016, quando le “spese finali” della Difesa assorbivano il 3,3% delle “uscite” complessive del bilancio dello Stato. Un’incidenza che è ora del 3,4% e che solo nel 2020 ha toccato quota 3,5%, per poi scendere nei tre anni successivi al 3,2%.

Le missioni internazionali

A queste risorse vanno anzitutto aggiunte quelle destinate al finanziamento delle missioni internazionali di pace. Dopo i ritocchi introdotti durante la navigazione parlamentare alla legge di bilancio 2025 prima del via libera finale, a disposizione dell’apposito fondo “gestito” dal ministero dell’Economia ci sono per questa voce 1,465 miliardi: circa 105 milioni in meno della dote da 1,570 miliardi prevista per lo scorso anno. Una dote che, in attesa di un eventuale cambio di strategia nei prossimi mesi, sulla base delle “indicazioni” contenute nell’ultima manovra dovrebbe essere di fatto ripristinata nel 2026 e anche nel 2027.

Le risorse del ministero delle Imprese e del Made in Italy

Sul versante degli investimenti vanno messe nel conto anche le risorse aggiuntive messe a disposizione dal ministero delle Imprese e del made in Italy, raggruppate in 4 capitoli: «Contributi per il finanziamento di interventi nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale» con una dotazione per il 2025 di 696,4 milioni; 71,7 milioni alla voce «Interventi per l’attuazione di programmi ad alta valenza tecnologica in ambito difesa e sicurezza nazionale»; altri 1,160 miliardi per «Interventi per lo sviluppo delle attività industriali ad tecnologia dei settori aeronautico ed aerospazio in ambito difesa e sicurezza nazionale»; oltre 1,038 miliardi destinati a «Interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe Fremm». In tutto quasi 3 miliardi, contro gli 1,807 del 2024, che contando anche i fondi per le missioni di pace e il budget specifico del ministero guidata da Crosetto contribuiscono a far salire abbondantemente sopra i 35 miliardi le risorse indirizzate al settore Difesa. Che comprendono anche quelle per l’impiego di militari in operazioni e interventi di sicurezza interna. L’ultima legge di bilancio, in particolare, proroga fino al 31 dicembre 2027 l’impiego di un contingente di 6mila unità delle Forze Armate nell’operazione “Strade sicure” e di un ulteriore contingente di 800 unità per la sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie (operazione “Stazioni sicure”). Nel primo caso il “costo” è di 198,4 milioni l’anno, mentre nel secondo è di 40,5 milioni annui, per un totale di 238,9 milioni l’anno.

La spending review

Va ricordato che anche la Difesa è stata interessata dal processo di spending review imposto dal ministro Giancarlo Giorgetti a tutti i dicasteri, anche se in maniera contenuta: siamo nell’ordine di poco più di 50 milioni l’anno nell’arco del triennio.

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