E’ pronto al debutto il Fondo Nazionale Strategico (ndr il regolamento è in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) un’iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti, dedicato ad investimenti di lungo termine, volto a rilanciare l’ecosistema finanziario italiano che promuova la crescita sostenibile delle aziende italiane, attirando capitali sia nazionali sia internazionali rafforzando il ruolo delle Pmi nel panorama economico. Dopo anni di pressione in cui Piazza Affari in cui si è assistito ad un vero e proprio spopolamento (ndr solo nel 2024 ci sono stati 29 delisting a fronte di 4 nuove Ipo di cui una sola sul mercato regolamentato) e a scambi limitati sulle piccole, l’obiettivo è rilanciare il mercato azionario, grazie a nuovi flussi di capitali che possano migliorarne la liquidità.
L’identikit del fondo
Con un modello di partership pubblico-privato Cdp investirà 350 milioni, suddivisi in 10 fondi chiusi (Fia con finestre di sottoscrizione e paletti al disinvestimento) e almeno altrettanti capitali arriveranno da banche, Sgr e investitori professionali per dare vita a un fondo ad ombrello in cui i fondi sottostanti, della durata di 5/7 anni, arrivano solo da Sgr di diritto italiano e con expertise sul campo. Potrà essere sottoscritto da investitori privati ma solo se professionali e istituzionali. Quanto alla politica di asset allocation, il Regolamento indica i criteri per definire le società possono attrarre il 70% delle masse e quelle del restante 30%. Al primo gruppo ci sono titoli quotati su Euronext Milan e Egm di emittenti con sede legale e stabile organizzazione in Italia, non appartenenti al Ftse Mib, con un fatturato annuo anche inferiore a 50 milioni e non operanti nel settore bancario, finanziario o assicurativo. Mentre nel secondo ci sono titoli quotati su Exm e Egm, sempre solo di società italiane ma anche appartenenti al Ftse Mib con fatturato annuo maggiore di 50 milioni e pur operanti nel settore bancario, finanziario o assicurativo. I fondi potranno investire in operazioni di Ipo fino ad un massimo complessivo del 10% tenendo conto di alcuni limiti.
Il target
Sarebbero 324 le società che compongono l’universo dove può andare il 70% di nuovi flussi per una capitalizzazione di 102 miliardi . Un universo, questo, che rappresenta il 77% del totale delle 419 emittenti oggi presenti a Piazza Affari per una capitalizzazione di 907 miliardi. In termini di numerosità 185 titoli sono del segmento Egm, 78 small cap, 51 mid cap e 10 sono altre società presenti Exm non small e mid cap. In termini di capitalizzazione, invece, primeggiano le mid cap con 81,4 miliardi, seguite dalle small cap con 10,5 miliardi, 7,4 miliardi le piccole delle Egm e infine 2,6 miliardi per gli altri titoli residui. Sono alcune delle evidenze dello studio (dati al 12 febbraio 2025 ) dell’Osservatorio ECM Euronext Growth Milano di IrTop Consulting che analizza le 324 papabili in base ai dati finanziari, alle coperture di analisi, alla liquidità, ai multipli e fino ai costituenti degli indici Ftse Mid Cap e Ftse Small Cap e del mercato Egm. «Questa iniziativa si colloca in un periodo storico in cui l’intero mercato azionario è caratterizzato da valutazioni a sconto rispetto alle medie storiche – spiega Anna Lambiase, ceo di IRTop Consulting. – Confrontando il P/E 2025 con le medie del 2016-2024 emerge un livello di sconto particolarmente ampio per i titoli Egm e le small cap: Egm evidenzia un P/E 2025 pari a 9,8x, a sconto del 52%, mentre per le small cap un P/E 2025 di 10,2x è a sconto del 26%.
Il gruppo più numeroso
Small Cap e società Egm costituiscono il numero più elevato di emittenti eligibili. Entrando nel dettaglio in termini dimensionali, le Small Cap registrano ricavi medi per 389 milioni di euro, mentre le Egm sono tipicamente Pmi da circa 50 milioni di fatturato. Le Egm mostrano un Ebitda margin più elevato (17,7% rispetto al 12,5% delle small cap) e tassi di crescita – sia storici sia attesi – più elevati. In particolare, le small Cap hanno registrato nell’ultimo quadriennio un Cagr del 10% e il tasso atteso di crescita per il prossimo biennio è +8%, mentre le Egm hanno segnato un Cagr storico del 21% con una previsione nel biennio 2025-2026 del +19%. «L’efficiente allocazione delle risorse del «Fondo di Fondi» su small cap e società growth richiede dimensioni degli emittenti più importanti – aggiunge Lambiase – in termini di dimensione. Per questo si potrà agire attraverso operazioni di M&A, mentre in termini di liquidità sarà necessario ampliare il flottante anche con aumenti di capitale».
Stando alle indicazione dei gestori che già sono al lavoro nel predisporre i fondi è probabile che a beneficiare subito dei nuovi flussi ci saranno quelle small cap che hanno già una certa liquidità e solo dopo tutto l’universo sarà via via raggiunto.