L’episodio ha scatenato le proteste dei residenti, la maggior parte di religione cristiana, che hanno reagito organizzando sit in e manifestazioni per chiedere al nuovo governo di prendere provvedimenti per proteggere le minoranze religiose.Proteste anche a Damasco.

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Torna a salire la tensione in Siria. Ieri sera a Al-Suqaylabiya, nel governatorato di Hama, uomini armati probabilmente uzbeki hanno incendiato un albero di Natale che era stato allestito in una piazza. L’episodio ha scatenato le proteste dei residenti, la maggior parte di religione cristiana, che hanno reagito organizzando sit in e manifestazioni per chiedere al nuovo governo di prendere provvedimenti per proteggere le minoranze religiose.

Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) gli uzbeki hanno impedito ai residenti di avvicinarsi all’albero di Natale, minacciandoli con le armi. Gli abitanti di Al-Suqaylabiya hanno lamentato la mancanza di sicurezza, le restrizioni ai rituali religiosi e gli attacchi ai simboli della religione cristiana. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i combattenti erano stranieri, appartenenti al gruppo jihadista Ansar al-Tawhid.

Hayat Tahrir al-Sham (HTS), la principale fazione islamista che ha guidato la rivolta che due settimane fa ha rovesciato il presidente Bashar al-Assad, ha affermato che alcuni dei presunti responsabili sono stati prontamente arrestati a seguito di indagini sulla vicenda. I rappresentanti di HTS hanno ribadito l’intenzione di tutelare i diritti e le libertà delle minoranze religiose ed etniche in Siria e secondo quanto riferito dalla BBC un esponente religioso di HTS avrebbe assicurato alla folla radunata a Suqaylabiyah che l’albero sarebbe stato riparato tempestivamente. L’uomo avrebbe anche sollevato una croce in segno di solidarietà, cosa che normalmente i conservatori islamici non farebbero.

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La notizia dell’incendio all’albero si è rapidamente diffusa in tutta la Siria e diverse manifestazioni sono state organizzate nei quartieri cristiani di Damasco e altre città. “Pretendiamo il rispetto dei diritti dei cristiani”, hanno scandito all’unisono i dimostranti mentre marciavano per le strade della capitale verso la sede del Patriarcato ortodosso a Bab Charqi. Arrivati spontaneamente da diversi quartieri, i manifestanti si sono riuniti per esprimere il loro malcontento e i loro timori, più di due settimane dopo la presa del potere da parte di una coalizione armata guidata dagli islamisti che ha deposto Bashar al-Assad.

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