Prosegue l’inchiesta sulla morte di F.S., la bimba di 11 anni morta dopo un tuffo in piscina nel parco Aquaneva di Inzago (Milano). Per il momento si trovano indagati il parroco che aveva accompagnato la comitiva e un bagnino della struttura.

Proseguono le indagini sulla morte di F.S., la bimba di 11 anni morta dopo un tuffo in piscina nel parco Aquaneva di Inzago (Milano). La piccola originaria della Bergamasca, che la mattina di lunedì 17 giugno si trovava in gita con l’oratorio, era stata recuperata in gravissime condizioni e tirata fuori dall’acqua già in arresto cardiocircolatorio.

Per il momento sono stati iscritti nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, il parroco che ha accompagnato la comitiva in piscina e il bagnino minorenne che era in servizio quando è avvenuta la tragedia. Ma il numero degli indagati, sulla base degli accertamenti in corso, potrebbe allargarsi.

È al vaglio infatti la catena di sicurezza del parco divertimenti del Milanese, le certificazioni, la presenza o meno del defibrillatore obbligatorio, i turni del personale per chiarire quanti fossero i bagnini nella struttura, che in quel momento ospitava 200 bambini arrivati con cinque pullman. Così come se vi fosse un numero di educatori adeguato a tenere d’occhio così tanti bambini in un luogo a rischio come la piscina. Oppure se, come appare finora, il controllo fosse quasi totalmente demandato a educatori tutti di età inferiore ai 15 anni. 

I genitori della bimba morta dopo essere stata trovata esanime in piscina: “Sognava di laurearsi”

Secondo i primi accertamenti la piccola F., che non sapeva nuotare, sarebbe annegata in una vasca con l’acqua alta, circa 1.60 metri, senza punti d’appoggio per i piedi. Tra le ipotesi, quella di un gioco finito male con le amiche. In quei momenti, come ricostruito dalle testimonianze dei bagnanti presenti, la ragazzina e un gruppo di coetanee avrebbero infatti iniziato a sfidarsi a chi riusciva a rimanere più tempo in apnea. Ma quando una dopo l’altra tutte sono riemerse si sono accorte che mancava F. S., adagiata sul sul fondale e ormai priva di conoscenza.

“Vogliamo verità e giustizia”, chiedono intanto i genitori della studentessa. Chi doveva vigilare sulla ragazzina, e controllare che non si mettesse in situazioni di pericolo? “Ora nostra figlia non potrà più prendere la laurea, né andare in prima media come tanto desiderava”, hanno detto mamma e papà. “Esaudiremo il suo desiderio di tornare al mare, ricongiungersi con tutta la sua famiglia originaria e coi luoghi che ha tanto amato”.

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