«Attorno a Cassa Depositi e Prestiti gravitano tante definizioni: quella che ho voluto contrastare con più forza è che sia la cassaforte dello Stato. Perché Cdp è tutt’altro che un oggetto inerte, fermo e pesante. Non è un centro di potere, ma un centro di servizi, una banca promozionale pubblica che opera in modo proattivo e sul territorio». Dario Scannapieco, un passato da civil servant prima al Tesoro dove, chiamato dall’ex premier Mario Draghi, si è occupato a lungo di cartolarizzazioni e privatizzazioni, e subito dopo alla Bei (la Banca Europea per gli investimenti) come vicepresidente dal 2007 al 2021, è arrivato nel 2021 al timone della Cassa, che quest’anno festeggia il suo 175° anniversario. E, nel primo piano strategico da lui firmato e presentato a novembre di quell’anno, riassunse la sua strategia di trasformazione del gruppo con un imbuto bucato in cui solo i progetti migliori arrivano in fondo: «Era un modo chiaro di rappresentare ciò che facciamo e non facciamo – spiega -. E a quell’imbuto abbiamo dato concretezza con una serie di policy settoriali, poi approvate dal cda, che sono servite a impostare la rotta».
Alla Cdp spesso si rimprovera di essere un soggetto troppo statico. Lei cosa risponde?
In questi anni abbiamo cercato di ribaltare questa visione. Prova ne è, da ultimo, il roadshow che abbiamo avviato con Confindustria. Finora sono state fatte tre tappe: la prima, quella di avvio a Roma con il presidente degli industriali, Emanuele Orsini, poi Cagliari e l’ultima a Bologna, la scorsa settimana. Pensiamo di completare il tour per l’Italia nei prossimi due mesi perché Cassa non sia vista come un lontano palazzone grigio a Roma. E il nuovo piano industriale ha previsto proprio questo: una Cassa molto più proattiva e vicina ai territori.
La scorsa settimana avete sottoscritto un accordo con l’Anci. Anche questo è funzionale a riavvicinare la Cassa al territorio?
Assolutamente sì. Grazie a quell’intesa, ci impegniamo a lavorare molto più strettamente con i Comuni, così come abbiamo fatto con le Regioni, perché spesso lì si scontano carenze di personale o di competenze specifiche. È un tema sentito perché di frequente le pubbliche amministrazioni hanno spesso un’ampia dotazione di risorse finanziarie in primis i fondi comunitari, ma non dispongono delle competenze interne necessarie per una programmazione di qualità di progetti attuabili e finanziabili, su cui poter spendere le risorse. Su questo, Cdp interviene con la propria attività di advisory, su cui i Comuni contano molto, e quella di capacity building.













