Saturno, a cui gli astronomi avevano appena aggiudicato 128 “nuovi” satelliti, dal 23 marzo perderà i suoi anelli, che fanno di lui il pianeta di gran lunga più elegante del nostro sistema solare.

Niente paura, comunque, nessun disastro cosmico o segnale di malaugurio, è un fatto puramente geometrico, che capita regolarmente e non dura molto: qualche mese e poi li rivedremo.

Questo perché la posizione relativa fra la Terra e Saturno cambia continuamente, man mano che i due pianeti percorrono le loro orbite inclinate una rispetto all’altra. Ora è il tempo in cui, per un poco, gli anelli si presenteranno, a chi sta sul nostro pianeta, esattamente di taglio e quindi non si vedranno.

Saturno ha sette anelli principali, che si pensa siano formati da frammenti di comete, asteroidi o lune frantumate, ma decine di minori e, per quanto si estendano fino a 280.000 chilometri dal pianeta, il loro spessore è molto modesto, poche centinaia di metri, e in compenso la temperatura è molto bassa, sui – 200 gradi. 

Fu Galileo Galilei a osservare Saturno per la prima volta col suo cannocchiale, nel 1610, ma la modesta portata di quel primo strumento non gli permise di vedere gli anelli nella loro struttura, vide una sorta di sferoide con una sorta di ali che chiamò pianeta trilobato, con tre lobi. Ben altre immagini ci ha dato la sonda e Cassini- Huygens della fine del secolo scorso, frutto della collaborazione di tre agenzie spaziali: Nasa, Esa e Asi, fortemente voluta dall’Italia.

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