Salvini ha definito “colpo di stato” l’ok del Consiglio europeo alle nomine per i top jobs dell’Ue. In realtà, nonostante il generale consolidamento della destra europea, l’ultima consultazione elettorale ha rinnovato i rapporti di forza esistenti tra i tre grandi gruppi Ue: Popolari, Socialisti e Liberali.

Matteo Salvini ha definito “un colpo di stato” il via libera del Consiglio europeo alla rosa di nomi, avanzata dalla coalizione dei tre principali gruppi politici europei (Popolari, Socialisti e Liberali), per gli incarichi apicali dell’Ue.

“Un ennesimo gesto di arroganza e mancanza di rispetto per i cittadini che hanno chiesto cambiamento da parte di Bruxelles e di burocratici europei che hanno riconfermato von der Leyen con una squadra con la sinistra e socialisti che hanno fatto tanti danni in questi cinque anni”, ha dichiarato in un video diffuso tramite i canali del vicepremier.

Il leader del Carroccio ha annunciato di star lavorando con il suo partito “per un grande gruppo alternativo che porti nei palazzi di Bruxelles la voglia di cambiamento che milioni di italiani ed europei hanno chiesto con il voto. È stato un colpo di stato e democrazia ci impone di reagire con tutti i mezzi possibili”. Anche secondo il generale Vannacci ,”il voto di ieri non stia rispettando quelle che sono state le votazioni parlamentari che sono avvenute pochi giorni fa. Mi sembra chiaro che c’è stato un movimento popolare che ha dato un chiaro segnale che non sembra essere stato recepito in queste ultime ore”.

Nomine Ue, via libera del Consiglio europeo a von der Leyen, Costa e Kallas: il no dell’Italia

In realtà, al netto di un generale consolidamento della destra europea, l’ultima consultazione elettorale ha prorogato i rapporti di forza esistenti nella precedente legislatura. Secondo i dati più recenti sulla composizione del nuovo Europarlamento, il Ppe potrà contare su ben 188 seggi, confermandosi primo gruppo in Europa, seguito dalla famiglia dei Socialdemocratici con 136 eurodeputati. Di conseguenza, nel gioco delle spartizioni europee, spetta ai Popolari esprimere la presidenza della Commissione, ricaduta sulla candidatura di von der Leyen. A S&D invece, la nomina del presidente del Consiglio europeo, individuata nell’ex premier portoghese Antonio Costa.

Nel pacchetto dei top jobs proposto dalla cosiddetta maggioranza Ursula, il mandato di Alto rappresentante Ue per gli affari esteri è stato riservato alla premier estone Kaja Kallas, appartenente a Renew. Il gruppo dei Liberali, seppur indebolito dal voto europeo, con 75 seggi, ha rinnovato l’asse con le due grandi famiglie dell’Ue nel tentativo di rinvigorire l’intesa finora mantenuta.

Ad ogni modo, sia i Conservatori (di cui fa parte Giorgia Meloni) che Identità e democrazia (che ricomprende la Lega) non potrebbero, da soli, contare sugli stessi numeri. Nonostante la crescita registrata da partiti come FdI in Italia, dal Rassemblement National in Francia o da Afd in Germania, al momento Ecr può contare su 83 eurodeputati, Id su 58. Una situazione peraltro, potenzialmente aggravata dalla ventilata ipotesi di fuoriuscita dei polacchi del Pis (che esprimono 2o eurodeputati) dal gruppo dei Conservatori per dare vita a una nuova formazione politica. Se questo accadesse, la famiglia europea di Meloni scenderebbe a circa 60 seggi, insufficienti per una maggioranza alternativa.

Condividere.
Exit mobile version