Il ministero delle Infrastrutture punta ad aprire una collaborazione con gli Usa in campo ferroviario. Lo ha detto il viceministro del Mit, Edoardo Rixi, a margine dell’inaugurazione del nuovo terminal crociere di Msc a Miami. «Noi – ha sottolineato – sugli Stati Uniti abbiamo, ad esempio, aperto un dialogo anche sul sistema ferroviario, quindi probabilmente nei prossimi mesi verremo, anche con il ministro (Matteo Salvini, ndr), a parlare di una serie di possibili collaborazioni sul tema infrastrutturale». E ha precisato che sarà coinvolta «Fs International».
Poi, ha detto, «in vari Paesi ci sono sicuramente, in questo momento, attenzioni particolari, sia in Africa sia in Medio Oriente, sia in Paesi europei: stiamo cercando di rinforzare il nostro sistema economico, collaborando con gli altri».
Quanto ai dazi, ha proseguito Rixi, «purtroppo sono temi che, ciclicamente, si ripetono, i dazi l’Europa li ha messi nei confronti di varie nazioni, altre Paesi li hanno messi nei confronti dell’Ue. Oggi, chiaramente, il tema, per quanto riguarda gli Stati Uniti è scottante; credo, però, che cerimonie come l’inaugurazione di questo terminal crociere (realizzato da Msc e da Fincantieri, ndr) testimonino che, quando si lavora insieme, si riescono a fare grandi cose. Mi auguro, quindi, che i rapporti commerciali non solo non cessino, ma si riesca a collaborare ancora di più col Nord America e lo si possa fare anche in un’ottica di distensione rispetto a quelle che sono, invece, le tensioni internazionali. Credo che il mare debba unire e non dividere».
Folgiero (Fincantieri): «La nostra presenza in Usa è espandibile»
I dazi, peraltro, non impensieriscono l’ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, almeno per quanto riguarda il futuro del gruppo in America. «Al di là delle considerazioni generali – ha detto il manager – nello specifico industriale, come Fincantieri, siamo in una posizione privilegiata, essenzialmente perché abbiamo 15 anni di presenza negli Stati Uniti: tre cantieri nella regione dei Grandi Laghi, sia civili che militari, e poi una presenza qui in Florida, a Jacksonville, per la riparazione e la manutenzione dei navi militari, che potrebbe essere anche espandibile».
Quindi, ha aggiunto, «noi vediamo il nuovo scenario macroeconomico dall’interno. E dall’interno lo vediamo in combinazione con anche un’intenzione di rilanciare lo shipbuilding negli Stati Uniti, sia civile che militare. E noi ci sentiamo di contribuire a questo rilancio del settore della cantieristica, grazie a una presenza che dura da più di 15 anni, circa 3mila persone e un grande ufficio a Washington. In 15 anni ci siamo regionalizzati e localizzati, sia a livello di management che a come ecosistema produttivo. Siamo in una fase di studio di tutte le iniziative e idee che possono aumentare il nostro contributo, per essere strumentali a questa rinascita della cantieristica negli Stati Uniti».