Consumi fuori casa messi sotto scacco dalla perdita di potere d’acquisto di giovani e famiglie. Dall’analisi dei primi 9 mesi dell’anno emergono segnali di criticità con un deciso rallentamento del trend dei volumi di bevande e prodotti alimentari consegnati a bar, ristoranti, pub, pizzerie. Nel canale i Cash & Carry registrano una flessione del 6,9% dei volumi venduti, bilanciato da un +2,4% dei distributori Ho.re.ca. (Hotellerie-restaurant-café) mentre i consumi domestici perdono otto decimi di punto. Questi i dati presentati durante degli Stati generali del mercato food & beverage in Italia, organizzato da Italgrob, la Federazione italiana distributori horeca associata a Confindustria, in collaborazione con Italian Exhibition Group.

Quest’anno si registra lo spostamento dei consumi verso le bevande più economiche in particolare tra superalcolici, vini e bollicine che avevano sostenuto la crescita di valore negli ultimi due anni. Scelte a cui gli esercenti hanno dovuto adeguarsi e si vanno ad aggiungere al calo dei momenti di consumo. «C’è preoccupazione per la contrazione dei consumi in relazione alla forte diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie – commenta Antonio Portaccio, presidente di Italgrob -. È un monito a tutti gli attori della filiera sulle scelte di politica commerciale relative all’aumento dei prezzi, da attuare il prossimo anno per non contribuire ulteriormente ad una riduzione dei consumi con tutte le conseguenze drammatiche, in termini occupazionali in primis, che scaturirebbero da questo scenario». Nemmeno l’innovazione riesce a dare qualche scossone alla domanda. Certo il suo ruolo cresce con un rapporto fatturato-volumi di vendita che pesa relativamente poco. Solo il 12% dei ricavi di quest’anno è realizzato con prodotti introdotti negli ultimi sei anni.

I consumi fuori casa scontano un atterraggio duro dopo il biennio di recupero post Covid. I dati Circana, multinazionale specializzata in ricerche di mercato, evidenziano «una progressiva contrazione della spesa media e del numero delle visite negli esercizi – commenta Marco Colombo, Svp di Circana -. Anche quest’anno i distributori Ho.re.ca. hanno calmierato i prezzi per sostenere i volumi: con una inflazione nei servizi tra il 5,5 e il 6% quella sui listini dei grossisti è stata in media del 4% e ora si è assestata intorno al 2%. La domanda degli esercenti ha favorito volumi di vendita dei prodotti più economici, con un prezzo al litro più basso». Nemmeno il caldo record dell’estate 2024 ha dato una scossa alle vendite. «Il sostegno del fattore climatico è stato importante ad inizio estate favorendo i volumi, ma agosto ha registrato un impatto negativo – ricorda Colombo -. L’autunno non si presenta con dinamiche positive».

Per quanto riguarda i momenti di consumo è in crescita la prima colazione mentre restano stabili pranzi e cene. Tra i canali bene i take away, pizzerie e ristoranti con uno scontrino medio oltre i 35 euro mentre i bar sono in difficoltà. Crescono le vendite delle catene di ristorazione veloce che ora puntano sulle aree emergenti. «Previsioni positive per il 2025 con visite al +0,9% e un valore del +2,8%» prevede Pellegrini.

Il mercato dei consumi fuori casa quest’anno, secondo le stime di Tradelab, raggiungerà i 101 miliardi di euro di valore (+1,6%) contro i 99 del 2023 e gli 85 del 2019. «Il settore affronta due tipi di inflazione: quella da materie prime e quella da costi del personale – aggiunge Luca Pellegrini, presidente di Tradelab -. Nei primi nove mesi dell’anno il numero delle visite degli italiani nei locali è in leggera caduta mentre nel 2022 e 2023 c’era la voglia di recuperare quanto perso a causa del covid. Ora siamo in leggero affanno e solo grazie agli arrivi dei turisti stranieri il valore dei consumi a valori correnti è in area positiva». Un trend che dovrebbe continuare anche nel 2025 grazie all’inflazione stabile e gli arrivi dall’estero.

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