Oltre tre quarti dei debiti fiscali fermi nel magazzino della riscossione valgono meno di mille euro. Anche per questo Comuni e Regioni lanciano la richiesta di una struttura ad hoc dedicata alla gestione e all’incasso dei piccoli crediti; che sono modesti nel loro valore unitario, ma complessivamente cruciali per i conti degli enti territoriali.

Nel nuovo round di audizioni alla commissione Finanze del Senato sullo stato del magazzino della riscossione ieri le mini-cartelle hanno dominato la scena. Insieme alle possibili soluzioni suggerite da Amco, la società del Tesoro specializzata nella gestione e nel recupero di crediti deteriorati e ora con un piede nella riscossione soprattutto locale dopo l’acquisizione di Exacta.

Come sottolineato da Andrea Munari, amministratore delegato di Amco, il primo passo per aggredire la montagna che è salita a fine 2024 a 1.275 miliardi di somme non incassate dall’Erario e dagli altri enti è quello di distinguere i debiti ancora effettivamente esigibili per debitore e dimensione. Un’esigenza che scaturisce dai numeri. Il 76% dei circa 291 milioni di crediti fiscali depositati nell’immenso magazzino della riscossione ha un valore unitario inferiore ai mille euro, un altro 23% oscilla fra mille e 50mila euro e solo l’1% va oltre questa soglia.

Chi sono i debitori? Come riportato nel documento depositato a Palazzo Madama, 16,3 milioni di italiani con cartelle sono individui o famiglie, 3,6 milioni sono società o enti e 2,9 milioni sono le partite Iva. La strada prospettata ai senatori dalla società del Tesoro è di differenziare le strategie di recupero. Al gruppo Exacta, che dal 1994 gestisce i crediti per la Pa locale, sarebbero appunto affidate per le posizioni più piccole, che oltre agli enti locali interessano anche l’Inps e in misura minore l’Inail. Qui l’idea è di attivare processi di esecuzione automatizzati per provare a coniugare l’efficienza della riscossione con la capacità di spiegazione al debitore. Mentre per i soggetti di maggiore dimensione Amco punta a un modello a cascata con la possibilità di avvalersi di strutture in grado di aumentare la performance di recupero per ogni specifica tipologia di credito.

L’idea di un’«agenzia dei piccoli crediti», o comunque di una struttura dedicata alle cartelle più leggere nel valore unitario, è stata rilanciata ieri a Palazzo Madama sia dai Comuni, titolari di circa 25 miliardi di crediti di cui 6 giudicati recuperabili (Sole 24 Ore del 12 febbraio), sia dalle Regioni, che nel magazzino hanno 20 miliardi di entrate proprie ma anche 80 miliardi di competenza fra Irap e addizionale Irpef. La ragione della richiesta si capisce se si guarda all’esperienza degli enti territoriali, in difficoltà con un’agenzia nazionale più concentrata sui grossi crediti ma investiti in pieno dall’onda dei saldi e stralci che in passato si sono concentrati sui piccoli crediti colpendo quindi soprattutto i bilanci locali. Esperienza da non ripetere, hanno avvertito gli amministratori, mettendo in guardia da dilazioni uguali per tutti che per i crediti locali rischiano di produrre rate di importo «risibile» e sicuramente antieconomiche nella gestione.

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