Il rilancio da 300 milioni della raffineria di bauxite dell’Eurallumina di Portovesme resta ancora appeso. I due nodi che riguardano l’avvio del programma di ristrutturazione propedeutico al riavvio dello stabilimento, primo anello della filiera dell’alluminio, non sono stati ancora sciolti. Si tratta del congelamento del patrimonio dell’azienda controllata dalla russa Rusal, eseguito dal Csf (il comitato di sicurezza finanziaria) nell’ambito delle sanzioni alla Russia.
Davanti al primo provvedimento l’azienda aveva fatto ricorso al Tar. Istanza accolta dai giudici del tribunale amministrativo regionale del Lazio, ma poi respinta, recentemente, dal Consiglio di Stato.
«È chiaro che a questo punto si pone un problema, perché, alla luce di quanto sta avvenendo, tutto è appeso a un filo – dice Francesco Garau, segretario della Filctem Sardegna-. La nostra speranza è che l’azienda voglia proseguire con gli investimenti. Ed è per questo motivo che chiediamo un intervento immediato del Governo. Deve dire se questo progetto portato avanti da Eurallumina deve andare avanti. E anche l’azienda deve essere messa in condizioni di proseguire con il progetto di rilancio».
Lo stop agli impianti nel 2009
Lo stabilimento dell’Eurallumina, sino alla fermata del marzo 2009 avvenuta per via degli alti costi dell’olio combustibile necessario per mantenere in marcia gli impianti, si occupava di trasformare la bauxite in allumina (la materia da cui si ricava poi l’alluminio primario). Dopo lo stop, sono scattati gli ammortizzatori sociali per i lavoratori e partiti diversi progetti per la ristrutturazione degli impianti e l’utilizzo di vapore.
L’ultimo progetto di adeguamento degli impianti e la ristrutturazione del ciclo produttivo, che dovrebbe funzionare proprio grazie all’utilizzo del gas, prevede investimenti per 300 milioni di euro e una ricaduta occupazionale, tra diretti, indiretti e indotto, di circa 1.500 persone.