Un tesoro di storia da tutelare sì, ma anche da far rivivere. A Bergamo l’ex Monastero del Carmine assiste a una stagione di vitalità grazie a un partenariato tra il Comune e la cooperativa sociale Teatro Tascabile. Ma come rendere il luogo attrattivo al di là della pur ricca programmazione culturale? Che tipo di attività si possono immaginare per sfruttare gli enormi spazi e, al tempo stesso, generare risorse economiche da reinvestire? Come rendere questa valorizzazione compatibile coi vincoli storici posti della Sovrintendenza dei Beni culturali? La risposta non è arrivata a tavolino, come spesso accade, con il rischio di essere magari un buco nell’acqua. Piuttosto la soluzione – che sarà un servizio foresteria per artisti e turisti – è maturata attraverso un percorso di sperimentazione con l’approccio dell’uso transitorio, reso possibile da «Spazi in trasformazione», bando di Fondazione Cariplo (che ha stanziato 3,5 milioni) realizzato con la collaborazione tecnica di KCity (e Fondazione Riusiamo l’Italia, per la formazione). Il progetto vuole sostenere processi di riuso dei tanti spazi abbandonati o sottoutilizzati esistenti, sperimentarne nuove funzioni e restituirli alla fruizione delle comunità.
Undici luoghi lombardi da rigenerare
Così su quasi 4.800 metri quadrati distribuiti in tre città grandi (Milano, Brescia, Bergamo), quattro medie e in tre paesi lombardi sono state immaginate e sperimentate nuove funzionalità, da community hub a spazi espositivi, dai centri culturali a scuole aperte. L’approccio dell’uso transitorio, di origine francese, sta facendo capolino nei processi di rigenerazione urbana in Italia. «Questo è un nuovo metodo che fronteggia il maggiore problema del design oggi, cioè l’incertezza – spiega Paolo Cottino, alla guida di KCity – Di fatto riduce i rischi perché prima di fare un intervento importante e costoso, mi garantisco rispetto al fatto che la scelta funzionale sia quella giusta». In pratica la fase di progetto non si distingue dalla fase di sviluppo, si impara facendo. Il riuso transitorio consente quindi di testare le soluzioni possibili e sperimentare in pratica cosa funziona e cosa no, minimizzando quindi i costi di scelte se si rivelano inadatte. Come è successo a Milano a Base, centro culturale ibrido. Al secondo piano la sperimentazione dei layout per far convivere diverse funzioni degli spazi (sale prove musicale e area relax per artisti) ha portato a escludere l’idea originaria, evitando problemi futuri. «Grazie all’impegno e alla creatività delle persone e degli enti abbiamo potuto sostenere la rinascita di 11 spazi abbandonati o inutilizzati con progetti culturali di grande valore: “laboratori di sperimentazione” dove c’è spazio per provare e anche per sbagliare, per osservare i cambiamenti del territorio e cercare nuove risposte» commenta Sergio Urbani, direttore generale e ceo di Fondazione Cariplo.
Co-progettare un parco
L’interesse a questo metodo innovativo arriva sia dai privati sia dal pubblico sia dalla filantropia. Sull’appennino parmense la Fondazione Dallara, nata su iniziativa della omonima azienda di auto, ha co-costruito un parco insieme alla comunità locale, i cittadini di Varano de’ Melegari e le loro associazioni. Lo ha fatto con l’approccio dell’uso transitorio che ora sta utilizzando anche per disegnare – in base ai bisogni dei cittadini e alle funzioni possibili – il layout interno dell’edificio, sede della fondazione stessa. Restando in Emilia Romagna, la Regione – che ha già fatto un bando sugli usi transitori – ha appena introdotto un toolkit digitale per accompagnare tutti i soggetti che vogliono progettare in modo innovativo la rigenerazione urbana.
Gli hangar creativi si ripensano
Anche nella vicina Toscana c’è interesse. Il Comune di Livorno ha inserito il riuso transitorio nelle norme del piano urbanistico. È già in corso la sperimentazione nell’area degli ex depositi Atl “hangar creativi” per definire la loro destinazione e la modalità di gestione. «Abbiamo appena costruito con il Comune il bando di coprogettazione ai sensi del Codice del terzo settore – spiega Cottino, che interverrà a Utopian Hours, festival sulla rigenerazione urbana, assieme ai vertici di Fondazione Cariplo – e potrà fare affidamento sui fondi Fse». Finora gli spazi sono stati gestiti in modo temporaneo con il supporto della Fondazione Goldoni e la destinazione pensata era la crescita dell’industria creativa, dallo spazio per l’hospitality per chi fa residenze d’artista allo spazio per l’aggancio con la comunità territoriali. Ora questa idea andrà ripensata e integrata con la visione del terzo settore e con uno sguardo forte all’inclusione.
L’iniziativa poggia su una delibera della Regione Toscana che ha sancito la volontà di lavorare nella direzione degli usi transitori utilizzando i fondi europei Fse e individuato tre comuni-pilota, oltre Livorno anche Prato e Follonica.