Storie Web sabato, Dicembre 27
Responsabilità penale dei ministri, l’Europa divisa tra immunità e Stato di diritto

In Europa la responsabilità penale dei ministri resta un terreno accidentato, dove il principio dello Stato di diritto si scontra con architetture costituzionali che, in molti Paesi, continuano a offrire una protezione rafforzata ai membri dell’esecutivo. La richiesta avanzata in ottobre dalla Procuratrice europea Laura Kövesi al governo greco di rivedere la controversa “legge sulla responsabilità dei ministri” ha riportato al centro del dibattito una questione che va ben oltre i confini di Atene: quanto sono davvero uguali i cittadini davanti alla legge quando si parla di potere politico?

Il caso greco: quando la politica decide se la giustizia può agire

In Grecia la responsabilità penale dei membri del governo è disciplinata dall’articolo 86 della Costituzione e dalla legge 4622/2019, che regolano l’organizzazione dell’esecutivo e il funzionamento dell’amministrazione centrale. Il cuore del problema risiede nella procedura speciale prevista per i reati commessi da ministri e viceministri durante l’esercizio delle loro funzioni: solo il Parlamento ha il potere di avviare un’azione penale, con una decisione che richiede una maggioranza assoluta di 151 deputati su 300.

In altre parole, l’autorità giudiziaria non può procedere autonomamente, nemmeno per accertare fatti preliminari. Senza il via libera politico, l’indagine resta bloccata. Un sistema che, nella pratica, ha prodotto un effetto di immunità quasi totale, poiché la maggioranza parlamentare tende a proteggere i propri esponenti quando è al governo e a invocare la responsabilità penale solo quando si trova all’opposizione.

Secondo Laura Kövesi, questo meccanismo non solo viola il principio di separazione dei poteri, ma entra in conflitto diretto con il diritto europeo, impedendo anche all’EPPO di svolgere indagini su possibili reati che coinvolgono fondi dell’Unione. Il riferimento implicito è a casi di grande rilevanza pubblica, come l’incidente ferroviario di Tempe o potenziali irregolarità nella gestione delle risorse comunitarie. Il risultato è un paradosso istituzionale: ministri che, pur in presenza di accuse anche gravi, non arrivano quasi mai davanti a un tribunale ordinario e, in molti casi, non sono nemmeno chiamati a fornire chiarimenti formali.

Una mappa europea frammentata

Il caso greco non è isolato, ma si colloca all’interno di un panorama europeo estremamente eterogeneo. Ogni Stato membro ha costruito nel tempo un proprio equilibrio tra tutela della funzione governativa e responsabilità penale, con esiti spesso molto diversi.

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