“Io sono un militante e il militante è sempre pronto, dall’alba al tramonto”, premette il presidente uscente del Veneto, Luca Zaia, all’apertura della campagna elettorale per Alberto Stefani alle Regionali di novembre. Lo fa, Zaia, per ribadire il suo fastidio sul veto messo dagli alleati, sia sull’ipotesi di una sua lista sia di quella di inserire il suo nome nel simbolo (che alla fine vede “Stefani presidente”).
Quindi argomenta: “Posso capire tutto ma non i veti e allora ho detto: se sono un problema, cercherò di diventare un problema reale e quindi, parlando con Alberto, ho solo una soluzione per diventare un problema: mi candido capolista in ogni provincia”, annuncia il presidente uscente dal palco del teatro PalaGeox di Padova.
Esordisce in dialetto, il governatore veneto, dal 2010 a Palazzo Balbi, dopo aver ricordato i tre carabinieri morti nell’esplosione del casolare di Castel D’Azzano, omaggiati con un minuto di silenzio. Nel Veneto in lutto va però in scena l’orgoglio leghista.
Luca Zaia, Alberto Stefani e Matteo Salvini alla kermesse della Lega, Padova, 15_10_2025 (ansa)
“Dopo Zaia, scrivi Zaia”
“Con questa mia plurima candidatura mando questo messaggio a tutti coloro, e ora parlo seriamente, che ci hanno sostenuto, a quelli del nostro partito; e lo mando anche a tutti coloro che non la pensano come noi ma che ci hanno sempre votato, e che ringrazio: io penso che ho sempre cercato di impegnarmi a rappresentare chi non mi ha votato. Allora, a chi ha avuto simpatia per me e per l’amministrazione, e quindi a chi mi ha messo i veti, dico: Se prima si diceva ‘Dopo Zaia, solo Zaia’, adesso si dirà: Dopo Zaia, scrivi Zaia. Auguri!” ha poi arringato la folla il governatore uscente.
“Ho sempre messo al centro dell’attenzione il cittadino”
“È stata una bella avventura, so che lascio in buone mani l’amministrazione. Ma i protagonisti non sono politici e amministratori ma sono i cittadini, questo bisogna sempre ricordarselo. Io ho sempre messo al centro dell’attenzione il cittadino perché il cittadino è e deve essere l’attore protagonista” ha spiegato il presidente veneto facendo un mini-bilancio della sua lunga carriera da governatore, dal palco del teatro PalaGeox di Padova, affollatissimo di militanti, aggiungendo e precisando: “Qui (in Veneto, ndr) la partita è una sola: dobbiamo prendere molto più dei lombardi ed è chiusa lì”.

Matteo Salvini alla kermesse della Lega, Padova, 15_10_2025 (ansa)
Salvini: “Quindici anni di governo Zaia lasciano il segno”
“È una delle più grandi gioie” avere il candidato leghista, esordisce il leader Matteo Salvini sul palco, non negando che la “battaglia” sia stata dura per spuntarla sul partito della premier. Quindici anni di governo di Zaia “lasciano il segno” e “non sarà semplice” raccogliere il testimone, sottolinea il leader osservando che il giovane Stefani è nato quando lui già aveva preso la tessera della Lega. “Il governatore più giovane d’Italia”, lo chiama, pur esibendo una certa scaramanzia. Salvini rivendica l’Autonomia, che sta per raggiungere “le prime pre-intese nelle prossime settimane”, per assicurare che la sua Lega non si è affatto allontanata dai suoi valori fondanti.
Luca Zaia, Alberto Stefani e Matteo Salvini alla kermesse della Lega, Padova, 15_10_2025 (ansa)
Sullo sfondo, la riflessione sul ruolo di Vannacci dopo il risultato in Toscana
Hanno lasciato il segno le parole di un veneto doc come il presidente della Camera Lorenzo Fontana che, alla vigilia del tracollo in Toscana, rispondendo a una domanda sul “vannaccismo” (il ruolo preponderante avuto dal vicesegretario ed europarlamentare Roberto Vannacci) invitava ad “abbassare di una tacca il livello” e a utilizzare “meno slogan”. Il risultato della Toscana mostra che “forse bisogna rivedere qualcosa” perché la Lega deve continuare a essere “il partito dei territori”, punge Attilio Fontana, il governatore lombardo che già aveva pubblicamente espresso più di un dubbio sull’ex generale.