«Quando è affranta, Reggio Calabria reagisce. E se qualcosa la scuote, la città si ribella. È la sua storia che lo racconta, non solo quella geologica». Antonella Cuzzocrea è un’attivista del territorio. Nel senso che da 50 anni, con la sua casa editrice Città del Sole, scava nella storia millenaria della città, pubblicando inchieste, saggistica e narrativa.

«La ricostruzione dopo il terremoto del 1908, i moti di protesta degli anni ’70, la primavera del sindaco Italo Falcomatà, lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose e il commissariamento. Il dissesto che ha paralizzato le attività e il debito sanato».

L’editrice, che anima la vita culturale reggina all’interno di un piccolo spazio nell’antico quartiere della Giudecca – proprio dove, nel 1475, il tipografo Avrhaham ben Garton stampò la prima edizione ebraica della Bibbia – mette in fila alcuni passaggi salienti della storia della città.

Le discese e le risalite, come quando, dal 1993 al 2001, fu sindaco Italo Falcomatà: apprezzato, amato e compianto non solo perché riuscì a fermare l’abusivismo, a dare un’impronta forte di modernità, a sbloccare i fondi del “Decreto Reggio” (8 maggio 1989), ma per la sua attitudine all’ascolto, la vicinanza alla sua comunità. Oggi il primo cittadino è suo figlio Giuseppe, al secondo mandato, ma il suo percorso è più complesso e forse altrettanto accidentato. Magari perché la transizione politica all’interno di una famiglia non è mai scontata. Di sicuro per quello che è accaduto tra il governo del padre e quello del figlio, le sindacature turbolente di Giuseppe Scopelliti e Demetrio Arena, e certamente per un contesto locale e globale completamente mutato.

«Facciamo up & down, su e giù – continua Antonella Cuzzocrea -. Sullo Stretto abbiamo la luce più bella del mondo ma figli sparsi in tutta Europa. Se ne vanno e qui tutto invecchia più in fretta, anche se la città prova a rigenerarsi e ad attirare turisti. Oggi dall’aeroporto Minniti andiamo e torniamo anche in giornata dalle principali capitali europee. Spontaneamente gruppi di cittadini recuperano spazi urbani. Non lo sapevamo, ma dopo aver ripulito scale e “mirador”, dalla via Marina verso la città alta, sostituendo perfino piante e inferriate, abbiamo scoperto che Reggio Calabria è bella come Lisbona».

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