Autonomia differenziata delle Regioni

aggiornamento



12 Dicembre 2024



12:09

La Corte di Cassazione ha stabilito che il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata è legittimo, nonostante la sentenza della Corte costituzionale che a novembre aveva dichiarato bocciato vari passaggi della legge. Sarà la Consulta, a gennaio, a stabilire definitivamente se il referendum si svolgerà oppure no.

Non si ferma l’iter del referendum sull’Autonomia differenziata. La Corte di Cassazione ha stabilito oggi che la sentenza della Corte costituzionale arrivata a novembre, che ha messo in discussione o dichiarato incostituzionali diversi passaggi fondamentali della legge, non basta comunque a invalidare il quesito del referendum che propone di abrogare l’intera riforma.

Cosa ha deciso la Cassazione sul referendum per abrogare l’Autonomia differenziata

Lo stop al referendum era stato uno dei timori sollevati dagli esperti, dopo la sentenza della Consulta. Infatti, la decisione Corte costituzionale obbligherà il governo Meloni a rivedere vari punti della legge. In casi simili, sta alla Cassazione decidere se ormai la norma in questione sia troppo diversa. Le leggi che regolano i referendum stabiliscono che se il testo viene cambiato radicalmente dopo che il quesito ha raccolto le firme, è possibile annullare la consultazione. Ma non è stato questo il caso dell’Autonomia differenziata.

Ad avere il via libera è stato il quesito che richiede l’abrogazione totale della riforma dell’Autonomia differenziata, in ogni sua parte. Si tratta della proposta di referendum che ha raccolto moltissime firme online questa estate. La Cassazione ha invece fermato un altro quesito, quello che avevano presentato i Consigli regionali. In questo caso il referendum chiedeva di abrogare solo degli specifici punti, ma si tratta di sezioni che sono state di fatto cancellate o comunque fortemente cambiate dalla Consulta. Dunque, non ci sono più i presupposti perché i cittadini vadano a votare per abrogarli.

Perché la Consulta ha bocciato l’Autonomia: troppi poteri al governo e confusione sui Lep

Quali sono i prossimi passaggi e perché non è ancora certo che il referendum si farà

La procedura comunque non è ancora finita, anche per il referendum sull’abrogazione completa. Per avere la certezza che la votazione si svolgerà, bisognerà passare ancora una volta dalla Corte costituzionale. Infatti, l’iter per i referendum prevede che dopo la Cassazione sia la Consulta a dare il suo parere sui quesiti. La deliberazione dovrà avvenire entro e non oltre il 20 gennaio 2025, e la sentenza dovrà essere pubblicata entro il 10 febbraio.

Se i giudici stabiliranno che la riforma può essere sottoposta a referendum, allora non ci saranno più ostacoli. Ma qui si apre un nuovo possibile problema legale. Infatti l’articolo 75 della Costituzione afferma che non possono essere sottoposte a referendum una serie di norme: “le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.

Cosa c’entra con l’Autonomia differenziata? Il punto è che la riforma è stata considerata dal governo un ddl ‘collegato’ alla legge di bilancio. Se la Corte costituzionale la riterrà una scelta valida, potrebbe stabilire che il quesito non si può effettuare. Se invece darà ragione ai promotori del referendum – che pensano che questo collegamento con la legge di bilancio di fatto non ci sia, anche perché sulla carta l’Autonomia differenziata non prevede alcuna spesa in più per lo Stato – allora arriverà il via libera definitivo.

In quel caso, la votazione sarà fissata in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. Sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fissare la data. Anche gli altri eventuali referendum che supereranno l’intero iter saranno decisi nella stessa data. Sul tavolo c’è la riforma della cittadinanza, oltre ai quesiti della Cgil sul lavoro precario e contro il Jobs Act.

L’esultanza delle opposizioni, M5s: “Nuova bocciatura per il governo”

La decisione della Cassazione è “una grande opportunità”, ha commentato Marco Meloni, senatore del Pd: “Dopo che la Corte costituzionale ha sostanzialmente smontato l’impianto della legge Calderoli, ora saranno i cittadini, se verrà superato l’ulteriore giudizio di ammissibilità della Consulta, a cancellare definitivamente questo scempio e le scelte disastrose del governo Meloni”.

Il Movimento 5 stelle è intervenuto con tutti i suoi parlamentari delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato: “Una nuova sonora bocciatura per il governo e per la maggioranza che sono andati avanti a testa bassa nell’approvazione della legge, nel contrasto al referendum e nella volontà di perseverare anche dopo che la Corte Costituzionale ha svuotato la legge cancellandone i pilastri principali”, hanno dichiarato. “Passo dopo passo, con il lavoro approfondito in Parlamento, la passione e la determinazione chiuderemo questo pagina da incubo dell’Autonomia differenziata made in Lega-Fdi-Fi”.

Soddisfazione anche da Alleanza Verdi-Sinistra: il deputato Angelo Bonelli ha affermato: “Questa è la disfatta dell’Autonomia differenziata leghista e del mercimonio politico tra Meloni e Salvini. L’autonomia differenziata non può essere uno scambio politico per altre riforme come il premierato”. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha scritto sui social: “Se la Corte Costituzionale ne confermerà l’ammissibilità, ci aspetta una splendida primavera referendaria”.

Notizia positiva, naturalmente, anche per il comitato contro l’Autonomia. La vicepresidente Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, ha detto ad Ansa: “Siamo soddisfatti, vogliamo abrogare completamente questa legge ingiusta e dalla Cassazione arriva una conferma importante che questo referendum si può fare”.

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