Storie Web martedì, Dicembre 2
Notiziario

Ultimamente quando si parla di intelligenza artificiale, ci si riferisce alle preoccupazioni per una bolla che potrebbe scoppiare a Wall Street trascinando con sé tutte le aziende e il sistema che vi avevano lautamente investito. Molte sono le implicazioni di questa grande rivoluzione tecnologica, non da ultimo le ineguaglianze che può creare, sostiene adesso un report Onu focalizzato sull’Asia-Pacifico ma che «può essere letto in prospettiva globale»: si intitola The Next Great Divergence – Why AI may widen inequality between countries e si interroga sulle possibilità e le criticità dell’Intelligenza artificiale in un continente vasto, popoloso, vario e, neanche a dirlo, ineguale con un marcato gender divide, le grosse differenze tra uomini e donne.

L’analisi prende in considerazione le realtà dei più piccoli stati insulari del Pacifico e delle remote comunità montane, nonché di alcune delle megalopoli più sofisticate del mondo, da Delhi a Shanghai, da Tokyo a Seul. Il rapporto si concentra principalmente sulle numerose differenze tra i Paesi. E, allo stesso tempo, tiene conto delle forti disuguaglianze nelle risorse e nelle capacità digitali all’interno dei Paesi – tra aree urbane e rurali, ricchi e poveri, gruppi dominanti e più vulnerabili, ognuno in fasi molto diverse del proprio percorso digitale.

Ci si trova adesso, in questo momento in cui la trasformazione tecnologica è iniziata, di fronte a un grande dilemma: l’intelligenza artificiale potrebbe colmare i divari nella regione, ampliando le opportunità e rafforzando le comunità. Oppure potrebbe consolidare le divisioni, inaugurando un’era di progresso diseguale in cui pochi avanzano mentre molti restano indietro. La posta in gioco è generazionale, poiché le scelte fatte oggi determineranno se l’intelligenza artificiale diventerà un ponte o una barriera per i decenni a venire.

L’intelligenza artificiale rimodellerà tre ambiti interconnessi: persone, economia e governance. Riguardo alle persone, si fa riferimento a istruzione, ricchezza, sviluppo, sicurezza, inclusione: le sfide che pone l’IA sono un accesso diseguale, pregiudizi, garanzie deboli che rischiano di aggravare l’esclusione. I bambini affrontano rischi per la privacy e la sovraesposizione ad agenti di intelligenza artificiale che distorcono l’apprendimento, le donne nell’Asia meridionale hanno il 40% di probabilità in meno di possedere smartphone, con limiti all’accesso a lavoro e servizi, e le comunità rurali e indigene rimangono invisibili ai dati o vengono classificate erroneamente da algoritmi parziali. Da qui nasce la divaricazione tra Paesi ricchi e poveri. I paesi più ricchi utilizzano ampiamente l’IA nei sistemi educativi, sanitari e climatici, mentre gli stati più poveri e insulari mancano di connessione, competenze e controllo sui dati. Molti si affidano a modelli importati e progetti di donatori, aggravando la dipendenza. Senza investimenti in persone, infrastrutture e sovranità digitale – avverte il rapporto Onu – l’IA rischia di ampliare il divario globale in termini di capacità, sicurezza umana e sostenibilità.

Riguardo all’economia, una volta implementata su larga scala, l’intelligenza artificiale – calcola il report Onu – potrebbe aumentare la crescita annuale del PIL del 2% o più attraverso l’automazione e l’innovazione, aumentare la produttività fino al 5% in settori come la finanza e la sanità, generare nuovi posti di lavoro digitali, dare potere alle donne e rendere di fatto la parità di genere un motore di innovazione e crescita, aiutando economie come India, Indonesia e Vietnam a raggiungere obiettivi di inclusione e di alto reddito. Dall’altra parte della medaglia, si enumerano i rischi: incrementi di produttività che rimangono incerti, irregolari e lenti; il 25% delle aziende prevede perdite di posti di lavoro, la carenza di competenze digitali sta diventando un problema serio. Non solo: le economie di frontiera dell’intelligenza artificiale come Singapore, Giappone, Corea del Sud e Cina stanno investendo in infrastrutture fisiche di intelligenza artificiale e capitale immateriale, cercando di cogliere i primi vantaggi, mentre gli Stati a basso reddito rischiano l’esclusione. Le donne tendono a ricoprire lavori due volte più esposti all’automazione, e l’occupazione giovanile in ruoli ad alta esposizione è già in calo, ampliando le disparità tra paesi, settori, generi e generazioni.

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