Trump ha minacciato dazi del 200% sul vino. Se il presidente americano dovesse dare seguito alla promessa, per i produttori italiani si produrrebbe un danno enorme. L’allarme di Federvini: “Guardando alle sole esportazioni italiane verso gli Usa parliamo di un valore di circa 2 miliardi di euro all’anno”.
Il presidente americano Donald Trump ha reagito ieri alle contromisure annunciate dall’Europa, dopo che erano scattati l’altro ieri i dazi statunitensi del 25% su acciaio e alluminio. L’Unione europea ha risposto con contromisure per 26 miliardi di euro, che si applicheranno alle esportazioni di merci americane, e che colpiranno gli Usa in un due fasi.
I primi dazi imposti dall’Ue entreranno un vigore dal 1 aprile, e interesseranno barche, whisky, jeans e motociclette Harley-Davidson, tasse già introdotte durante il primo mandato di Trump e successivamente sospese dopo una trattativa con il suo successore Joe Biden.
La seconda tranche si aprirà il 13 aprile, quando le altre misure saranno “pienamente operative”, e colpirà sia i prodotti industriali (acciaio, alluminio, tessuti, elettrodomestici, materie plastiche, utensili e pelletteria), sia quelli agricoli (tra cui pollame, manzo, frutti di mare, noci, uova, latticini, zucchero e verdure).
Quali prodotti Usa l’Italia pagherà di più con i dazi di Trump e quali sono i beni più a rischio
Ma l’amministrazione americana ha fatto subito sapere che risponderà a sua volta con nuovi dazi, anche verso l’Italia, che dovrebbero partire all’inizio di aprile. “Quello che tassano a noi, lo tasseremo a loro”, ha assicurato ieri.
Più nel dettaglio fanno tremare le aziende italiane le parole che Trump ha affidato ieri al suo social Truth: “L’Unione europea, una delle autorità al mondo più ingiuste e ostili su tasse e dazi, formata con il solo scopo di approfittare degli Stati Uniti d’America, ha appena imposto un odioso dazio del 50% sul whisky. Se questa tariffa non sarà subito rimossa, gli Stati Uniti imporranno a breve dazi del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici in arrivo dalla Francia e dagli altri Paesi dell’Unione europea. Sarà grandioso per le aziende statunitensi di vino e champagne”.
I dazi del 200% per il vino potrebbero fare molto male ai produttori italiani, se consideriamo che in generale, nel 2024, se si somma l’export di cibo e vino verso gli Usa nel 2024, arriviamo a un valore di 7,8 miliardi di euro. In particolare le bottiglie di vino italiane nel mercato americano l’anno scorso hanno raggiunto un valore di 2 miliardi di euro.
Del resto l’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy
Tra i beni italiani più vulnerabili in questa guerra commerciale c’è per esempio il Prosecco, molto richiesto dai consumatori americani. Secondo l’Osservatorio Uiv, l’ultimo bimestre 2024 si è chiuso con un incremento del 20% del volume dell’export rispetto allo stesso periodo del 2023.
Federvini: “Dazi insostenibili, a rischio il settore”
“Grandissima preoccupazione per la prospettiva di dazi transatlantici su vini e spiriti a livelli che sarebbero evidentemente insostenibili e per una escalation tariffaria che avrebbe effetti dirompenti su entrambi i lati dell’Atlantico. I danni sarebbero ingenti e probabilmente irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, sia negli Stati Uniti sia in Europa”, fa sapere Federvini, l’associazione confindustriale di produttori di vini, spiriti e aceti, che in linea con le posizioni espresse dalle associazioni europee di settore, ribadisce “l’importanza di tenere vini e spiriti fuori da queste controversie commerciali che non riguardano il settore agroalimentare”.
“Già in passato il comparto ha pagato a caro prezzo dazi imposti per motivi estranei al settore: non possiamo permettere che ciò si ripeta – afferma l’Associazione – con effetti potenzialmente ancora più drammatici. Guardando alle sole esportazioni italiane verso gli Usa parliamo di un valore di circa 2 miliardi di euro all’anno”. L’associazione lancia quindi un appello alle istituzioni italiane, europee e statunitensi “affinché lavorino con urgenza a soluzioni condivise, scongiurando nuove misure restrittive e tutelando un commercio transatlantico che, nel tempo, ha generato benefici reciproci”.