L’approccio della Difesa, orientato al multidominio e al superamento delle asimmetrie tecnologiche, prevede investimenti mirati in tutti i settori. Solo per fare degli esempi: 426 milioni per i sistemi spaziali (Sicral 3 e sorveglianza orbitale), 3.53 miliardi per la modernizzazione terrestre, 2.53 miliardi per i mezzi marittimi, 4.55 miliardi per quelli aerei. Al macro-settore del comando e controllo, digitalizzazione e infostrutture, sono destinati 1.14 miliardi, alla Ricerca e Sviluppo 340 milioni, al patrimonio infrastrutturale 1.32 miliardi. La voce più rilevante, 5.44 miliardi, riguarda il mantenimento delle condizioni operative delle Forze Armate, l’architrave della sostenibilità dello strumento militare.
Il ministro Crosetto ha sottolineato la necessità di allineare i tempi del sistema industriale agli obiettivi della sicurezza nazionale. Che conseguenze determina questo scostamento? Ci può fare dei casi concreti?
L’ambizioso piano di recupero capacitivo delle Forze Armate, dopo un lungo periodo di disinvestimento, porta con sé la necessità di rafforzare la base industriale della difesa, aumentando la capacità produttiva nazionale, ricostituendo linee di produzione essenziali – come quelle relative alla nitrocellulosa e nitroglicerina – e modernizzando gli stabilimenti dell’Agenzia Industrie Difesa. È uno sforzo diretto a garantire autonomia strategica, resilienza logistica e continuità delle forniture, condizioni indispensabili per sostenere operazioni prolungate e per ridurre la dipendenza da filiere estere in settori sensibili.
Nodo organici: secondo il Ministro Crosetto le Forze Armate oggi non sono pienamente attrezzate per garantire un livello adeguato di protezione e deterrenza. Si parla di 160mila effettivi, dei quali 10-15mila nuove unità da formare nell’ambito delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza artificiale contro la guerra ibrida già in corso: di questi cinquemila servirebbero solo nell’ambito cyber, più le nuove forme di riserva. Qual è la sua opinione in merito?
Gli organici devono essere commisurati alle capacità militari da esprimere. In questa prospettiva, la Legge di Bilancio 2026 prevede un primo incremento di 10mila unità. A ciò si aggiunge il concetto di forze in riserva, articolate in due componenti: “operativa in servizio o in congedo” e “volontaria su base specialistica e territoriale”. L’obiettivo è riequilibrare le dotazioni organiche in tutti i settori, in particolare, in questo momento storico, in quello della cyber sicurezza, valorizzando le competenze umane, vero centro di gravità della Difesa. L’incremento degli organici sarà il risultato di un processo sistematico, che prenderà in esame le esigenze complessive derivanti dalla difesa del territorio e degli interessi vitali e strategici dell’Italia e dagli impegni assunti in ambito Alleanza Atlantica e Unione Europea.