L’area archeologica di Pompei finisce sotto i raggi X di una equipe di studiosi della Università Federico II di Napoli che hanno posto sotto osservazione per la prima volta le mura della città antica, grazie anche all’utilizzo di tecnologie molto avanzate. Dal lungo lavoro è emerso un quadro chiaro delle mura che sono in sicurezza e di quelle da monitorare. La mappa prodotta diventa insomma una straordinaria guida per la programmazione da fare nel sito archeologico tra i più prestigiosi al mondo e da quest’anno monumento più visitato d’Italia con i suoi 5 milioni di visitatori.
Convenzione di ricerca del 2021
Si tratta del frutto di un lavoro realizzato grazie a una Convenzione di ricerca, di consulenza tecnico-scientifica e supporto alla didattica firmata il 5 ottobre 2021, tra il Parco Archeologico di Pompei e l’Università di Napoli (nell’ambito di un accordo quadro tra le due istituzioni) coinvolgendo studiosi del Dipartimento di Architettura (DiArc), con la collaborazione di docenti e studiosi del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e dell’Architettura (DiST), del Dipartimento di Scienze della Terra (Distar) e del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Ambientale (DICEA), con il coordinamento scientifico della professoressa Renata Picone. L’intera analisi è stata finanziata dal Parco Archeologico di Pompei con 100mila euro.
Il piano di conoscenza e restauro delle mura emerse di Pompei
La ricerca ha interessato lo studio delle mura emerse della città antica restituendo un quadro completo e nuovo rispetto a quanto considerato nell’indagine realizzata nell’ambito del Grande Progetto Pompei. Non solo. Grazie anche ad un’accurata survey diagnostica e a uno studio critico delle fonti disponibili sono state individuate per la prima volta anche le problematiche conservative delle strutture emerse. Ciò ha permesso l’elaborazione di linee guida per il restauro delle mura, altro strumento che rappresenta per il Parco archeologico di Pompei un supporto scientifico e una guida operativa per gli interventi futuri.
Varietà di situazioni e di interventi da realizzare
E’ emersa una grande eterogeneità di situazioni dovute a svariate cause: molteplici fasi costruttive, restauri intercorsi, stato di conservazione, materiali a suo tempo utilizzati. Tenendo conto della varietà di materiali e delle tecniche costruttive impiegate sulle mura della città, gli studiosi hanno suggerito la suddivisione in 8 tratti murari, da M1 a M8, compresivi delle porzioni di torrioni e di 6 porte d’accesso: ciascun tratto murario è stato oggetto di studi ed analisi di dettaglio sia sulle forme di degrado che su quelle di dissesto.
Sulla base della conoscenza acquisita, sono stati definiti criteri generali di intervento. In questo campo, particolare attenzione è stata posta alla resistenza dei materiali da utilizzare nel restauro, sia perché si tratta di interventi che resteranno esposti agli agenti atmosferici, sia perché l’intervento ‘straordinario’ del restauro possa avere una sua efficacia nel tempo, minimizzando le azioni manutentive.