Il piano di riarmo continua a dividere il governo. Meloni in Senato si è scagliata contro chi “inganna” i cittadini equiparando maggiori investimenti nella difesa a più tagli ai servizi. In quegli stessi momenti Salvini è tornato a dire sui social che “non serve comprare nuove armi” ma “investire su sanità, scuole e infrastrutture”.
Tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini il clima è “cordiale e amichevole”. O almeno così assicurano dallo staff della presidente del Consiglio e del vicepremier. Eppure mentre Meloni in Senato si scagliava contro chi “inganna” i cittadini equiparando maggiori investimenti nella difesa a più tagli ai servizi, il suo alleato di governo ricordava sui social che “non serve comprare nuove armi” ma “investire su sanità, scuole e infrastrutture”.
Durante le sue comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo, la premier ha attaccato chi finora ha cavalcato la questione del riarmo europeo per fare propaganda. “Lascio volentieri ad altri, in quest’Aula e fuori, quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono, attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile”, ha dichiarato. “La demagogia non mi interessa. Come sempre gli italiani giudicheranno, e gli italiani hanno dimostrato di essere molto più intelligenti di quanto certa politica creda”, ha aggiunto.
Meloni non si è rivolta a un partito in particolare, ma tra le righe si può leggere un riferimento, oltre che alle opposizioni, alla Lega, che in questi giorni ha fortemente criticato il piano di Von der Leyen. “Sono scelte difficili, colleghi, certo. Ma è il nostro lavoro. Mettere il destino degli italiani prima del nostro, la coscienza prima dei sondaggi, ciò che è necessario prima di ciò che è conveniente. Particolarmente in un tempo come questo, quando ogni errore dettato dalla superficialità, dalla demagogia o dall’interesse di parte potrebbe presentare alla Nazione un conto molto salato da pagare”, ha sottolineato Meloni.
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Negli stessi momenti in cui la premier ribadiva la posizione dell’Italia sul riarmo, aprendo all’opportunità di usare gli strumenti previsti dal piano, Salvini prendeva le distanze. “Finalmente anche nelle istituzioni europee qualcuno si sta svegliando. Sono appena intervenuti insieme agli altri ministri europei. Stop alle eco-follie, Green Deal, tutto elettrico, tasse, vincoli e regolamenti. Parliamo di cose serie, di sanità, di stipendi, infrastrutture, porti, aeroporti, ponti, ferrovie, autostrade senza togliere soldi per riarmare, comprare carri armati tedeschi o missili francesi”, ha dichiarato al margine del Consiglio informale dei ministri dei Trasporti Ue organizzato dalla presidenza Polacca a Varsavia. “Grazie alla Lega che lo sostiene da tempo e grazie a voi che ci date una mano, piano piano, le cose stanno cambiando anche nelle istituzioni europee. Non servono nuove armi, non serve debito europeo, non serve un esercito europeo, non vogliamo mandare i nostri soldati oltre confine. Serve investire su sanità, pensioni e benessere”, ha ricordato il leader. Un segnale, insomma, delle fratture che ancora attraversano la maggioranza, che sulla questione appare tutt’altro che compatta.