Dopo la messa in onda della prima puntata della nuova serie, lo scorso 19 marzo, hanno ricevuto curricula da mezza Italia. Sono i “Falegnami ad alta quota” della famiglia Curzel: i fratelli Giovanni e Paolo, rispettivamente 54 e 51 anni, e saldo alla guida il padre Germano, detto il Supremo, che si è dedicato al legno fin dal 1962, dopo aver completato la scuola d’arte.
Business di famiglia
«Siamo nati fra le segature», scherza Paolo, studi in Economia e commercio e una passione per l’azienda di famiglia, che negli anni si è specializzata nella ristrutturazione di rifugi e bivacchi. Un lavoro complicato, che richiede esperienza e un’altra grande passione: quella per le montagne. «Una attività che si può fare d’estate, prima che il freddo e la neve lo impediscano», spiega Paolo.
Imprese che meritano di essere raccontate: è nato così il progetto di “Falegnami ad alta quota”, in onda il mercoledì come le passate tre edizioni su DMAX: al centro le imprese dei Curzel, capaci, tra imprevisti, pericoli e tempi strettissimi, di portare il lavoro in quota ad un altro livello. Le nuove puntate promettono nuove vertiginose costruzioni di rifugi e case di montagna. “Falegnami ad alta quota” (8 puntate della durata di 44 minuti) è una produzione EiE film (Torino) per Warner Bros. Discovery, diretta da Katia Bernardi, prodotta da Davide Valentini e realizzata con il sostegno della Trentino Film Commission. DMAX è visibile al canale 52 del Digitale Terrestre, su Sky canale 170 e tivùsat canale 28. La serie è disponibile in streaming su discovery+. La produzione è realizzata con il sostegno di aziende quali Marzadro, Stihl, Würth Modyf, Riwega, XLAM Dolomiti, FAL, SolarCenter, Dorigoni e Trentino Wild.
Nella prima puntata della quarta stagione i Curzel, ormai conosciuti ben oltre il Trentino, si sono occupati del rifugio più alto d’Europa, Capanna Margherita, ai confini fra Piemonte, Valle d’Aosta e Svizzera, 4.554 metri di altitudine: qui sono stati chiamati per un intervento estremo come la sostituzione del parapetto in legno, a strapiombo sulla parete sud del Monte Rosa.
Cantieri ad alta quota
Un cantiere difficile, tra un ghiacciaio e un precipizio fra freddo pungente e mancanza di ossigeno: serve – spiegano i fratelli – «una grande organizzazione e una progettazione architettonica accurata, con attenzione maniacale ai minimi dettagli e agli spostamenti aerei: è necessario avere tutto a portata di mano, non sono ammesse dimenticanze. Per lavorare su strutture deteriorate in quota occorre tenere presente il carico che sopportano in caso di neve o forte vento. Non si possono realizzare pezzi e strutture in alta quota, nè prevedere pezzi prefabbricati troppo grandi, perché gli elicotteri possono trasportare fino a 10 quintali».