Internazionali d’Italia a Roma



5 Maggio 2024



7:50

Jannik Sinner non giocherà gli Internazionali d’Italia a Roma, così come Alcaraz. Dei problemi fisici sempre più frequenti nel tennis d’élite ne ha parlato a Fanpage.it il dottor Alessandro Calistri, specialista delle problematiche legate all’anca.

Intervista a Dott. Alessandro Calistri

chirurgo ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell’anca e ricercatore del dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell’apparato locomotore dell’Università Sapienza di Roma.

Jannik Sinner si è ritirato dagli Internazionali d’Italia di tennis pochi giorni dopo il forfait al torneo di Madrid. Il numero 2 della classifica ATP, dopo aver effettuato dei test in Spagna, aveva deciso di non scendere in campo contro Auger-Aliassime per non rischiare di peggiorare il problema all’anca. Si sperava che il problema potesse essere risolto in breve tempo e invece Jannik ha deciso di ritirarsi anche dal torneo di Roma. Agli Internazionali non ci sarà nemmeno Alcaraz, anche lui alle prese con acciacchi di vecchia data, mentre Medvedev è in dubbio.

Tre dei quattro migliori tennisti al mondo accusano difficoltà fisiche dopo quattro mesi di stagione molto intensi. Dei problemi di Jannik Sinner, e in generale del momento delicato per alcuni dei più importanti campioni del tennis mondiale, ne abbiamo parlato con Alessandro Calistri, chirurgo ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell’anca e ricercatore del dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell’apparato locomotore dell’Università Sapienza di Roma. In esclusiva a Fanpage.it ha dato il suo punto di vista sul problema all’anca di Sinner e sulla spiccata inclinazione agli infortuni nel tennis di oggi.

Dottore, Sinner si è fermato in tempo per evitare problemi peggiori all’anca?
É veramente difficile dirlo, perché non c’è una diagnosi univoca. Il problema all’anca può riguardare i tessuti molli o l’osso, o magari la cartilagine o dei tessuti peri-articolari. Normalmente, nella patologia traumatica sportiva, se si tratta di problemi di origine muscolare bisogna fermarsi presto, ma senza una diagnosi è difficile dirlo. In generale fermarsi non è detto che sia la cosa giusta. Inoltre, non avendo una diagnosi precisa, non è semplice dare una risposta. Lui riferisce dolori nella zona dell’anca, ma a Monte Carlo aveva accusato un problema sulla gamba. Si pensava al polpaccio o alla coscia, poi è stato bene.

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Questo problema all’anca potrebbe essere dovuto al richiamo di preparazione che ha effettuato nelle scorse settimane?
Un conto è se si parla di infortunio, e c’è una diagnosi conclamata, ma qui una diagnosi non c’è. Quando un atleta entra in forma fermarsi non è mai un vantaggio. Comunque non penso ci sia stato qualcosa di sbagliato. Non credo che un atleta del suo livello, per il professionista che è, avrebbe continuato a giocare se fosse stato un problema serio. Spero si tratti solo di un fatto muscolare o infiammatorio, o di un affaticamento, cosa che ci potrebbe stare, considerata l’attività costante.

Questo infortunio potrebbe essere stato prodotto anche dalle tante partite giocate? Sinner è stato tanto in campo negli ultimi sette mesi.
Ha giocato tanto, lo ha fatto continuativamente e ad alto livello. In generale quando un atleta entra in forma, più gioca e meglio sta e più ha facilità nell’atto che deve svolgere. Questo è il lato positivo. Ma è anche vero che siamo sul pianeta terra, c’è la forza di gravità, quindi rispondiamo a delle regole di biomeccanica e fisica. Poi c’è un discorso metabolico, un discorso atletica. Ma Sinner dà ampie garanzie.

Basterà qualche giorno di riposo, dopo il forfait di Roma, per smaltire ogni tipo di problema?
Potrebbe anche essere solo stanchezza o magari un risentimento muscolare, come è successo a Monte Carlo – dove il fisioterapista (nella semifinale con Tsitsipas ,ndr) gli aveva fatto un messaggio decontratturante. In generale dipende dal livello del problema: se è causato da un affaticamento è un discorso, se è un infortunio è diverso. Lui non si è mai fermato, non è caduto a terra.

Non sarà l’unico tra i tennisti di livello top a saltare il torneo di Roma. Quanto incide il numero di partite che si gioca durante l’anno?
Il problema dello sport oggi è questo. I tornei sono tanti, se ne gioca uno dietro l’altro. Non è facile sostenere questi ritmi. Loro hanno vent’anni, ma giocano un numero di ore, tra tornei e allenamenti, allucinante. Questo è un problema che riguarda anche il calcio e il rugby. La frequenza è aumentata, si è alzata la prestazione in termini tecnici. In molti sport sono cambiati i materiali e i terreni. Il tennis è quello rimasto più aderente alla propria storia con le superfici e il cambiamento è stato relativo. Ma le calzature e i vari dispositivi hanno accelerato tutto. Devi essere un uomo d’acciaio per reggere quei ritmi.

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Quanto è delicata l’anca per un atleta?
L’anca è il cingolo che c’è tra parte superiore e inferiore. Ciò che ci fa stare in piedi è il medio gluteo: un muscolo che usa una leva in grado di sostenere il corpo con un ventaglio muscolare di alcuni centimetri, insieme al grande gluteo. Il ventaglio di glutei ci fa fare tutto e a quel livello c’è una forza che è di 300 volte maggiore rispetto al nostro peso, solo sul cingolo pelvico dell’anca. Chiaramente è sempre sotto stress: dal camminare allo stare solo in piedi, dal cambio direzione alla corsa.

C’è una superficie che può rendere più difficile la vita a un tennista?
Un terreno più rigido come il cemento va a incidere molto di più sulle inserzioni muscolare quando c’è un cambio di direzione. Il vantaggio della terra rossa è che il piede scivola e quindi scarica a terra le forze cinetiche. Di per sé la terra concede molto di più in termini di traumatismi, mentre il cemento è molto rigido e il trauma va sulla parte ossea o muscolare. Il cemento mette a dura prova qualsiasi tipo di fisico rispetto alle altre superfici. Anche l’erba è instabile, ma lì la differenza la fa soprattutto la pallina. L’erba non incide così tanto come il cemento, dove la rigidità fa sì che le forze siano enormi.

Il dottor Alessandro Calistri, chirurgo ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell’anca.

Tornando a Sinner, quanto può incidere in futuro un problema come questo?
Dipende sempre dal tipo di infortunio. Il corpo ha un sistema di regolazione che è eccezionale, di auto-guarigione, perché abbiamo un sistema di riparazione nel corpo una volta che si verifica un trauma. Nella vita di uno sportivo il trauma è una costante; delle volte diventa anche asintomatico, quindi bisogna capire i trauma di che base è. Se c’è un piccolo problema può guarire, se ce un processo degenerativo è un’altra cosa. Guardando le statistiche di quella fascia di età, ci si aspetta un fenomeno dovuto a un trauma non ha qualcosa di degenerativo. Magari è solo un affaticamento o è un sovraccarico che con il riposo, la fisioterapia o l’apposita ginnastica porterà al recupero, considerando anche l’età.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.

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