Liliana Resinovich
Liliana Resinovich è stata uccisa il giorno in cui è scomparsa, il 14 gennaio 2021. Questa una delle conclusioni a cui è giunto il collegio peritale costituito dalla Prof.ssa Cristina Cattaneo, dal Dott. Stefano Tambuzzi, dal Prof. Stefano Vanin e dal Prof Biagio Eugenio Leone. Lilly sarebbe stata uccisa da qualcuno che, dopo averla aggredita e forse, approfittando di un suo stato di incoscienza derivante dalla suddetta aggressione, l’avrebbe soffocata, occludendole naso e bocca.
Si legge infatti nella perizia “la causa di morte della sig.ra Liliana Resinovich può essere ricondotta a un meccanismo asfittico […] si può specificare che tale causa di morte è da ricondursi in particolare ad asfissia meccanica esterna, vale a dire per ostruzione delle vie aeree superiori”. Dirimenti nella ricostruzione della dinamica omicidiaria sarebbero state le lesioni rinvenute sul corpo della donna, alcune già in sede di primo esame autoptico, l’analisi dei resti ossei e la rivalutazione dei vetrini istologici ottenuti in corso di precedente autopsia (11.01.2022).
Nella perizia collegiale si fa infatti riferimento a “plurimi poli d’urto al capo eteroinferti, i quali possono trovare piena giustificazione sia come lesioni prodotte durante la realizzazione della soffocazione esterna diretta, sia come lesioni prodotte da una aggressione fisica prima, rapidamente culminata nella mortale soffocazione”. Si individuano nello specifico 4 differenti poli d’urto (che avrebbero prodotto le lesività) che risulterebbero pertanto incompatibili con una caduta accidentale della donna avvenuta nel luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere (come era stato ipotizzato all’esito della prima autopsia), ma indicativi di una morte violenta.
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“Si osserva che le stesse (lesioni) hanno interessato differenti distretti corporei (testa e mano, nonché possibilmente anche altre sedi corporee), con anche più lesioni in un medesimo segmento corporeo, coinvolgendo differenti superfici. Nel dettaglio, il volto era attinto da lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra. A seguire, poi, la mano destra”. Da escludere pertanto, secondo i periti, l’ipotesi di un suicidio, incompatibile con il quadro sopra riportato e con gli elementi circostanziali che devono essere considerati altrettanto rilevanti.
Liliana Resinovich quando viene rinvenuta, a 22 giorni dalla sua scomparsa, indossa gli stessi abiti del 14 gennaio, è osservabile una recente depilazione alle gambe e il contenuto gastrico è compatibile con gli alimenti che la donna era solita consumare durante la colazione. È soprattutto dall’analisi del contenuto gastrico che i periti riescono a restringere il periodo in cui Liliana è stata uccisa, superando le “criticità insormontabili” relative alle modalità con cui è stato effettuato il sopralluogo in fase di ritrovamento del cadavere e la mancata misurazione della temperatura corporea.
“In particolare, le uvette apparivano solide, […] potendosi riconoscere il caratteristico aspetto raggrinzito, con porzione interna carnosa. Evidentemente, si trattava di alimenti che erano a uno stadio precoce di digestione gastrica. Essa, di fatto, inizia immediatamente quando il cibo giunge all’interno dello stomaco, allorquando entra in contatto con i succhi gastrici. […] Allora ne consegue che la morte di Liliana Resinovich è in via di elevata probabilità avvenuta nella mattinata del 14 dicembre 2021, tra la colazione e 4 ore circa dopo questo pasto”.

Liliana Resinovich
Quattro ore in cui il caso dell’omicidio di Liliana Resinovich potrebbe trovare una soluzione. Dunque, integrando a queste conclusioni i dati finora in nostro possesso, è possibile formulare delle ipotesi circa la dinamica dei fatti. La mattina del 14 gennaio 2021 Liliana esce dalla propria abitazione poco dopo le 8.30. La prima telecamera che la riprende, a qualche centinaio di metri da casa è quella situata all’ingresso della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato, alle 8.41 (la telecamera ha 5 minuti di ritardo).
Un minuto più tardi Liliana viene immortalata da un’altra telecamera mentre getta la spazzatura, forse la telecamera di un autobus la riprende a Piazzale Gioberti, ma in questo caso le immagini sono poco nitide e l’identificazione non può essere certa. Poi la donna scompare nel nulla, per 22 giorni. In queste immagini Liliana indossa gli stessi abiti con i quali viene rinvenuta cadavere. Un piumino grigio, un paio di jeans e una borsa scura con una tracolla.
Quando Liliana viene ritrovata nel boschetto, avvolta dai due sacchi neri della spazzatura, è in posizione fetale, ha ancora la borsa a tracolla, indossata nello stesso modo in cui la vediamo ripresa dalle immagini delle telecamere. È dunque possibile ipotizzare che mentre passeggiava Liliana sia stata intercettata da qualcuno che l’ha invitata o costretta a salire su un mezzo, per condurla quindi nel luogo in cui è stata uccisa in un arco temporale che non supera le quattro ore. Questo spiegherebbe perché della donna si perdano improvvisamente le tracce.
Ma chi può averla convinta a salire su un mezzo? Un estraneo o una persona che la conosceva? E chi può quindi averla aggredita a morte? Dal riferito delle persone vicine a Liliana, si evince che la stessa fosse una persona estremamente metodica ed abitudinaria, difficile pertanto pensare che possa essere salita volontariamente con qualcuno che non conosceva, altrettanto incompatibile con una costrizione in tal senso sono le lesioni rinvenute sul suo corpo.
Si parla infatti di lesioni di un’entità lieve o media, indicative di un’aggressione alla quale la donna ha provato a opporsi (indicative in tal senso le lesioni alle mani e probabilmente anche quella alla vertebra T2) ma non eccessivamente. Come se l’aggressione, questo verrebbe riportato anche in perizia, avesse colto Lilly di sorpresa, dandole quindi ridotte possibilità di reazione. Una ricostruzione verosimile se ipotizziamo che Liliana si trovasse in quel momento con una persona che conosceva dalla quale non si aspettava un’aggressione fisica finanche letale.
Dirimenti in tal senso potrebbe risultare quindi gli esiti degli altri accertamenti disposti dal GIP (25 punti da verificare), per “pervenire a una ricostruzione più dettagliata dei movimenti di Liliana Resinovich e delle persone a lei più vicine”. Tra questi l’acquisizione forense della GoPro del marito Sebastiano Visentin e l’analisi tecnico-informatica di tutti i dispositivi delle persone che avevano rapporti con lei, in particolare Visintin e Claudio Sterpin.
Avendo come parametro di datazione dell’epoca della morte le quattro ore dalla colazione, sarà fondamentale ripercorrere gli alibi forniti e cercare di verificarli. Primo tra tutti l’alibi fornito dal marito, il quale ha reso dichiarazioni contraddittorie e poco chiare circa gli spostamenti di quella mattina. In una prima intervista dichiara di essere rientrato a casa per pranzo dopo un giro in bici (documentato dalle immagini della GoPro), agli inquirenti riferirebbe di essere uscito presto per il giro nelle pescherie, di aver raggiunto quindi il suo laboratorio e da lì di aver fatto il giro in bici mentre ad altri avrebbe riferito di essere rientrato a casa in tarda mattinata. Di certo il suo cellulare si disconnette alle 9.12, dopo aver agganciato la cella del suo laboratorio restando irraggiungibile fino alle 12.13. Un orario questo che, a fronte delle risultanze della perizia collegiale, oggi potrebbe assumere tutta un’altra valenza.
Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.